La manovra appesa a slide non arriva al Colle. Intanto migliora: castelli 'riappaiono', Agenzie Scommesse calano


    (di Corrado Chiominto)


    E' una manovra appesa alle slide e alle parole del premier Matteo Renzi, quella che da una settimana campeggia sulle prime pagine dei giornali. Testi ufficiali ancora non sono stati resi pubblici ed è difficile che anche ad una settimana di distanza il provvedimento - nonostante le rassicurazioni via facebook del presidente del consiglio - possa oggi approdare in Parlamento. Dal varo all'arrivo del testo, ipotizzato per domani, sono già spuntati cambiamenti: sono riapparsi i Castelli nella tassazione Imu-Tasi anche per le 'prime case'; dopo la levata di scudi sul rischi della ludopatia il governo ha poi rinunciato all'apertura di circa 7 mila agenzie di scommesse: le gare il rinnovo delle assegnazioni si ferma a quota 15.000, mentre ora sono 17.000 e le prime bozze parlavano di circa 22.000 punti per scommesse (tra agenzie e 'corner').

    Ma l'iter appare lento e il testo non è ancora arrivato al Quirinale.    Il Quirinale certamente viene coinvolto informalmente durante la valutazione della Ragioneria dello Stato, cioè della cosiddetta ''bollinatura'', cioè la verifica dei reali effetti finanziari su entrate ed uscite delle singole misure. Ma è facile prevedere che il Presidente della Repubblica voglia esaminare con attenzione il testo e che, alla fine, non nasconda il malumore per i ''tempi'' e le ''modalità'' di presentazione della manovra. Potrebbe anche chiedere un ulteriore passaggio in Cdm. Mancherebbe, questa l'indiscrezione, la quadratura su alcune tabelle riguardanti i tagli di spesa, il tema più urticante.

     Il nodo è anche del bilanciamento dei poteri tra governo e parlamento, che è delicatissimo in tema di conti pubblici. Nel suo discorso di insediamento alle Camere Mattarella aveva detto espressamente. "Vi è la necessita di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedura di una corretta dialettica parlamentare''. E il confronto tra governo e parlamento in tema di conti pubblici è regolato minuziosamente anche nel calendario.

     Cosa prevede? La legge di contabilità pubblica indica tra gli ''strumenti della programmazione'', oltre al Def, al ddl di bilancio, anche '' il disegno di legge di Stabilità da presentare alle Camere entro il 15 ottobre di ogni anno''. Una volta era fissato al 30 settembre, ma poi - trasfromata la vecchia legge Finanziaria nella nuova Legge di STabilità, che sarebbe dovuta essere più snella - la scadenza è stata spostata al 15 ottobre per consentire di centrare meglio le previsioni macro-economiche e per coordinarsi con il calendario europeo.

         Il 15 ottobre è un termine ''ordinamentale'', viene spiegato dai tecnici, perchè non prevede sanzioni. Ma di fatto in questo modo la bilancia del potere si squilibra - ed è un vulnus per la democrazia - in favore del governo per tre ragioni: 1) i tempi dell'esame parlamentare, per un testo già molto complesso, si restringono ulteriormente; 2) il governo per una settimana intera può in questo modo indirizzare il dibattito, presentando le misure che vuole ma anche, come ha fatto, governare e vincere facilemente il confronto anche con le critiche delle opposizioni e che emergono dalla società civile; 3) l'iter legislativo diventa opaco e, dopo l'ok del consiglio dei ministri, possono essere inserite misure e correttivi che la collegialità del governo (che tra l'altro vede varie forze politiche coinvolte)  potrebbe non aver analizzato.

      A venir meno, nel mancato rispetto dei tempi, è  proprio la trasparenza del processo, delicatissimo, di messa a punto di misure che inche incidono sulla vita dei cittadini (lo so è un pallino per DentroLeCose, vedi http://dentrolecose.blogspot.it/2015/02/leggi-opache-e-decreti-scoppio.html).

     Un esempio arriva dalla tassazione sulla casa con castelli magici che appaiono e scompaiono.
     Dopo il Cdm il premier Matteo Renzi ha presentato la slide ''Via tasse sulla prima casa''. Nel comunicaro finale era indicato che "l'imposta sulla prima casa viene abolita per tutti per una riduzione fiscale complessiva pari a circa 3,7 miliardi'', tanto che i diversi ministri - da Delrio a Padoan - avevano argomentato con la necessità di semplificità quella di cancellare il tributo anche sulle case di lusso e sui castelli.

      Renzi invece ha poi corretto il tiro spiegando che i castelli continueranno ancora a pagare Tasi e Imu, come gli immobili e le ville di lusso. Ha anche indicato le categorie catastali. Via Facebook. E anche questo è significativo. Non bastano i 140 caratteri di twitter per spiegare una Legge di Stabilità. Inoltre un premier e segretario di partito decide comunque di bypassare i meccanismi di comunicazione istituzionale cercando un contatto diretto con i cittadini. Verebbe da dire: troppo facile e un po' plebiscitario per una materia così delicata.

Ps. Per evitare la curiosità dei giornalisti che seguono la finanza pubblica, sempre a caccia di testi, qualcuno mi ha raccontato che durante il consiglio dei ministri non è stato dato alcun testo cartaceo, ma girava un i-pad con il ddl e le misure. Impossibile trovare conferma. Ma di fatto i testi delle prime bozze sono circolati solo due giorni dopo, alcuni portavano la data del 15 e un orario successivo al Cdm. Ebbene, la norma di esenzione sulla prima casa non contemplava ancora l'esclusione dei castelli.

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