Ace, la candeggina sbianca-tasse che per le imprese vale 4,2 miliardi






   "Ace smacchia a fondo senza ssstrapp..." Il vecchio slogan pubblicitario della candeggina potrebbe essere adattato facilmente al nuovo Ace. Niente a che vedere con il bucato. Il nuovo Ace, invece, è l'acronimo di Aiuto alla Crescita Economica. Di fatto è un potentissimo sconto fiscale per le imprese che consente di candeggiare a fondo le tasse da pagare. Un dato basta per capire. Nelle dichiarazioni fiscali del 2013 - le ultime di cui sono disponibili i dati - ben 239 mila imprese lo hanno utilizzato e così hanno pagato 4,2 miliardi di tasse in meno. E questo ha contribuito a far crescere la percentuale di chi non ha pagato le imposte sui redditi, salita al 43%.

      Già perchè mentre se nelle famiglie quando si parla di Ace si fa riferimento alla candeggina, nelle imprese invece si pensa alle minori tasse da pagare. Questa detrazione fiscale, sconosciuta ai più, viene riconosciuta a chi investe sulla propria azienda e, a conti fatti, vale quasi la meta dello strombazzato sconto introdotto quest' anno sull'Irap o del bonus di 80 euro dato ai lavoratori con reddito medio basso. Vale quanto lo sconto contributivo previsto a chi applicherà i nuovi contratti a tutele crescenti (altro sconto che va alle imprese). Ma l'impatto sull'economia, nonostante il significato della sigla sembrerebbe promettere molto, non c'è stato.

    L'idea era quella di affrontare, per via fiscale, uno dei mali delle imprese italiane, la loro sotto capitalizzazione. Che comporta meno investimenti, quindi meno innovazione e competitività. Introdotto nel 2011 ha incoraggiato le imprese a finanziarsi con capitale proprio, riconoscendo a questo investimento su se stessi un rendimento del 3% fino al 2013.  Ma, poi, visto che le richieste non mancavano ma la crescita invece si, la percentuale è stata incrementata ulteriormente. Per cercare di scuotere la pigrizia 'imprenditoriale' delle imprese italiane, un po' troppo banco-dipendenti, la percentuale è salita 4%, 4,5% e 4,75% per gli anni 2014, 2015 e 2016.

      Che la misura non ha centrato l'obiettivo appare chiaro. Non c'e' stata alcuna crescita negli ultimi anni. L'aiuto non è servito ma si è dissolto nel ''secchio bucato'' dell'imprenditoria italiana, bravissima nell'ottenere sconti fiscali, meno nell'innovare (ovviamente con  le debite eccezioni) e nell'assumere.

     L'effetto pratico è stato quello di alimentare l'esercito di imprese che non pagano l'Ires, l'imposta sui redditi delle società. 4 società su 10, il 43% del totale, nel 2013 non ha pagato la tassa o, addirittura, ha ottenuto un credito. Già perchè il beneficio dell'Ace si  piò riportare all'anno successivo.

    E poi a guardare bene, non ha aiutato a produrre e a far crescere le imprese. Ad utilizzare l'Ace sono state soprattutto le società- finanziarie e quelle più grandi. "La quota maggiore della deduzione è provenuta dalle società operanti nei settori delle attività finanziarie ed assicurative (38% pari a 1,6 miliardi di euro) e delle attività manifatturiere (23% pari a 978 milioni di euro) - è scritto nell'ultimo report del dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia -  La quota dei soggetti che hanno utilizzano l’ACE è stata crescente all’aumentare della classe di ricavo: 13% per i soggetti tra 0 e 50.000 euro, 65% per i soggetti con ricavi oltre i 50 milioni di euro; quest’ultima classe ha detenuto da sola il 51% dell’ammontare complessivo dell’Ace".

      Insomma, tanti soldi per nulla. Non c'è bisogno di spiegare altro.


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