I ricchi, i poveri e la Bce. La lezione di Davos dove i banchieri ammettono rischi






    I ricchi saranno ancora più ricchi e aumenterà il divario con chi ha meno. E, se non si corre presto ai ripari, utilizzando manovre fiscali in chiave di riequilibrio, c'è il rischio che cresca un maggiore disagio sociale e la conseguente possibile reazione. È questo uno degli effetti - non immediato ma nel medio lungo termine - della decisone della Bce di immettere maggiore liquidità sui mercati acquistando titoli pubblici.

     Il bazooka di Draghi, che nel breve ha l'effetto di salvaguardare chi è più indebitato bloccando il rischio di deflazione (cioè di riduzione dei pressi in presenza di una contrazione dell'economia) , nel lungo termine rischia di fare vittime.

      A dirlo non è stato un leader no global che frequenta un centro sociale e nemmeno Alexis Tsipras che vincerà sicuramente le elezioni greche costringendo l'Europa a ripensare i propri limiti e una sera strategia di crescita. A parlarne sono stati a Worled Economic Forum di Davos - cioè la più grande concentrazione di Paperoni del mondo dove i manager pagano 20.000 euro,per entrare e 200.000 euro per salire su uno dei molti palchi per un confronto - è stato prima il finanziere George Soros, che ora veste i panni del filantropo, e poi due importanti banchieri  centrali: il consigliere del Board Bce, Benoit Coeuré, considerato il ''ministro degli esteri'' di Draghi, e il Governatore della Banca di Inghilterra, Mark Carney. 

      A Davos, sul palco centrale, apre il fuoco l'inglese che ammette. ''La politica monetaria ha sempre conseguenze redistributive''. Parole complesse per dire che aiuta chi possiede di più, perchè la liquidità crea inflazione che da maggiore valore ai beni e quindi a chi li possiede. Mentre i poveri rimangono al palo. ''Servono riforme del lavoro - dice - Ma non agire e lasciare la gente senza lavoro a perdere competenze è peggio''. Già perche' la deflazione ha un effetto disastroso sulla produzione e, di conseguenza, le imprese tendono a licenziare.

        Raccoglie il tema anche Coeuré. Ma lancia di nuovo la palla nel campo dei governi. ''La migliore via per non aumentare la diseguaglianza - spiega - è quella di avere politiche che supportano i poveri e creino lavoro''. La Bce pensa di aver fatto tutto quello che doveva. ''Non possiamo fare tutto per l'Europa. E lo abbiamo fatto. Ora anche gli altri devono fare la loro parte''.

     Insomma i governi sono avvertiti. Ora il problema non saranno più le imprese, alle quali sono stati elargiti sostanziosi sconti con Irap e Ace (guarda Dentrolecose -  Il secchio bucato dell'Irap e l'Ace ), ma i cittadini più poveri. È a loro che devono puntare le politiche, mentre ora gli 80 euro di Renzi non riguardano incapienti e pensionati.
    
     Il rischio. Lo ha ricordato Soros. Serve una adeguata politica fiscale, di bilancio, che affianchi quella della Bce, altrimenti ''aumenterà l'ineguaglianza tra ricchi e poveri''. E, a lungo termine, ''provocare anche rischi seri di reazione sociale''.

Commenti

Post più popolari