Legge di Bilancio e urne, l'assalto alla diligenza già iniziato sul ''sentiero stretto'' dei conti pubblici



L’assalto alla diligenza dei conti pubblici è già iniziato. E, come se si fosse in un film western, la strategia del ‘’sentiero stretto’’ non faciliterà certo una strategia di difesa.  La Legge di Stabilità, che il governo si accinge a varare entro il 20 di ottobre, sarà infatti l’ultimo treno normativo con una dotazione di fondi, buono per ottenere ‘sconti’ o finanziamenti di progetti. Poi sarà tempo di elezioni.

Il clima elettorale, come dimostra il passato, non ha mai favorito il contenimento dei conti pubblici. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha fotografato la scarsità di fondi che saranno utilizzati con la metafora del “sentiero stretto”, dovrà tenere ben stretti i cordoni della borsa. La prossima manovra avrà a disposizione circa 20 miliardi di euro, ma una quindicina serviranno per disattivare gli aumenti dell’Iva programmati in precedenza che – se non saranno neutralizzati – scatteranno a gennaio.

Rimangono così circa 5 miliardi di risorse che, di fatto, sono già prenotati: una parte andrà a finanziare il bonus per le assunzioni dei giovani, un’altra a rinnovare (riducendoli un poco) gli incentivi per le imprese che investono, un’altra ancora per qualche misura di lotta alla povertà. Ci sono poi il rinnovo del contratto degli statali, le spese per le missioni militari all’estero, il rinnovo degli ecobonus e magari qualche piccolo ritocco sul fronte delle pensioni.

La coperta è corta, ma il pressing delle diverse categorie è già iniziato e la sirena delle elezioni potrebbe allentare le resistenze della politica.

Ad aprire il fuoco è stata Confindustria. Il presidente Vincenzo Boccia ha avviato l’offensiva dal meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Ha puntato l’indice sul bonus per l’assunzione dei giovani, una delle poste sulle quali il governo punta a mettere circa un miliardo. ‘’Proposta troppo timida – ha detto – servono almeno 10 miliardi in tre anni per 900 mila posti di lavoro’’.  Sia chiaro il beneficio va ad alleggerire il conto di chi assume, cioè le imprese.

Anche i sindacati hanno avanzato le proprie richieste.  Con un documento unitario inviato al Governo, Cgil Cisl e Uil hanno chiesto di bloccare il meccanismo che farebbe alzare ulteriormente l’età per andare in pensione, che passerebbe salirebbe a 67 anni a partire dal 2019. Ma non solo. La lettera ha chiesto al governo di ritoccare, migliorandoli, tutti i capitoli sui quali è aperto il confronto con il ministro del Welfare, Giuliano Poletti:  prevedere uno sconto di un anno per ogni figlio, fino ad un massimo di 3 anni, per le lavoratrici madri; individuare un percorso per il quale l’importo soglia per ottenere la pensione da parte dei giovani scenda al livello dei 448 euro di assegno sociale.

Le lobby si sono messe al lavoro anche su altri fronti. Così i sindacati dei benzinai hanno chiesto interventi sui pagamenti con i Pos al vice ministro del Tesoro, Luigi Casero, mentre i costruttori dell’Ance hanno incontrato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio al quale hanno chiesto di rinnovare l’Iva agevolata sull’acquisto delle case e l’ecobonus. E non solo, anche di estendere i cosiddetto sisma bonus. 

Insomma, l’assalto alla Legge di Bilancio è già iniziato e, se è vero che ‘’ora siamo in modalità campagna elettorale’’ (copyright Matteo Renzi ad Imola lo scorso fine settimana),  per Padoan sarà davvero difficile contenere l’insostenibile leggerezza della politica in un clima pre-elettorale

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