Inpgi, il bicchiere messo pieno della manovra che non salva le pensioni dei giornalisti


  



   E’ un bicchiere "mezzo pieno", a voler essere buoni, il pezzo di manovra Inpgi che ha superato l’esame dei ministeri vigilanti. E non salva le pensioni dei giornalisti. Con linguaggio scolastico si direbbe: manovra rimandata a settembre. Già, perché ai nuovi vertici che verranno tra qualche settimana si lascia un’eredità avvelenata: la necessità di coprire ancora il 60% del buco di bilancio, cioè il 60% di quel disavanzo tra contributi versati e pensioni erogate, che la manovra passata al vaglio non è riuscita a risanare.

   Trilussa con la metafora del pollo spiegò bene come una percentuale possa essere fuorviante. “Non capiamo la percentuale indicata”, mi ha suggerito qualcuno al ministero del Welfare, con un riferimento non troppo nascosto al titolo del comunicato Inpgi che indica: “Approvato il 75% degli effetti della manovra”.

   E’ una percentuale che porta fuori strada, buona solo per fare campagna elettorale. Già, perché al presidente dell’Inpgi Camporese può anche interessare quanta parte della sua manovra ha ricevuto l’ok, ma ai giornalisti italiani importa invece quanta parte del rosso di bilancio (non) viene sanata dalla correzione.

    Anche a chi ha compiti di vigilanza non interessa quel che Camporese e il suo Cda hanno fatto, ma quello che avrebbero dovuto fare. Già questo racconta molto sulla necessità di un cambiamento.
Ma veniamo ai dati. Il buco di bilancio, sempre crescente negli ultimi anni, nel 2015 – secondo le ultime indicazioni – dovrebbe attestarsi a 106,5 milioni di euro. Senza correzioni nel 2016 il deficit tendenziale sarà quest’anno sicuramente più alto, vista la progressione crescente registrata nell’ultimo quinquennio. La manovra ridurrà questo rosso solo in parte.

    Le misure che hanno ottenuto l’ok valgono – dice l’Inpgi – 45 milioni; ma non subito, a regime. Questo significa che, volendo semplificare, coprono poco più del 40% del disavanzo di gestione. Insomma, di strada da fare ne manca ancora molta: c’è ancora il 60% del buco da coprire.

     "Il ventaglio delle proposte è stato considerato non sufficiente, troppo protettivo verso gli iscritti, non negativo o bocciato", rivendica Camporese nella sua nota. Al netto degli intenti auto-assolutori, significa che una nuova manovra dovrà essere fatta. I numeri dicono che sarà più pesante dell’attuale.


    I ministeri indicano anche dove intervenire: dall’età pensionabile alla ridefinizione dei requisiti per l’accesso alle pensioni di anzianità, fino alla rimodulazione del trattamento di disoccupazione. E qui vale l’indicazione data da Silvana Mazzocchi su Facebook e da Carlo Chianura su www.puntoeacapo.org: ciascuno dovrà dare massima attenzione ai contraccolpi che il rinvio causerà, o potrebbe causare, sulla situazione personale.

PS: votate bene, questo sì che non è difficile.

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