Il Papa che parla di lavoro non 'buca' sui giornali. Grande spazio invece se non guarda la tv
(di Corrado Chiominto)
Il lavoro nero toglie la dignità -
Bisogna togliere i pesi che impediscono a giovani di entrare a pieno diritto e quanto
prima nel mondo del lavoro - Una delle battaglie culturali da affrontare è che
il werfare non è un costo ma una infrastruttura per lo sviluppo - Bisogna
realizzare ‘’un sogno’’: il lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale.
A parlare, davanti agli
aderenti dell’Associazione Cristiane Lavoratori Italiani, è Papa Francesco. E’
sabato 23 maggio. Il tema non è nuovo, certo. Ma gli accenti sono forti.
Poi la lettura complessiva che viene data del lavoro non coincide certo con
quella che sembra dominare nel confronto intellettuale.
Le indicazioni del
‘’successore di Pietro’’ sulle difficoltà del mondo del lavoro - un tema di
grande attualità, un convitato non voluto sulle tavole di molte famiglie -
rimangono praticamente chiuse nella grande Aula Paolo VI. E’ vero, l’Ansa –
dove lavoro – ne da ampio risalto. Ma sui giornali del giorno dopo non c’è
nulla di tutto questo. O quasi. Un quotidiano mette una grande foto con
una didascalia sul ‘’Welfare che non è un costo ma una infrastruttura per lo
sviluppo’’. Il giorno stesso, certo, le notizie erano rimbalzate
sui siti con maggiore presenza: forse sono già vecchie quando arrivano
nella ‘’scatola informativa’’ dei quotidiani, pubblicati il giorno dopo. Nelle
prime pagine cartace (ma anche in quelle interne) il Papa scompare superato da
Draghi che parla delle difficoltà dell’Euro se i Paesi non proseguono nel
processo di convergenza o dalla polemica aizzata dal Premier sul ‘’sindacato
unico’’ che porta le confederazioni a ricordare che questo accade nei paesi con
regimi totalitari.
Il Papa che sembra parlare il
linguaggio della gente, che dice buon pranzo e buona sera, non ‘buca’ sui
giornali quando affronta temi complessi. Eppure la sua visione del lavoro come
‘’bellezza’’ e ‘’armonia’’ che consente un ‘’pieno sviluppo economico e
sociale’’ è intrigante, anche intellettualmente.
Più facile, ma meno comprensibile, il fatto che - come oggi su un grande quotidiano - conquisti grandi spazi (due pagine con richiamo nella prima) su cose decisamente più banali. Ad esempio sul
fatto che avverta la mancanza di fare una passeggiata e di prendersi una pizza.
Oppure che ha fatto il fioretto di non vedere la Tv e che i risultati della
squadra del cuore – il San Lorenzo - gli
vengono comunicati da una Guardia Svizzera. Niente da dire, il gossip papale attira sicuramente i lettori, rende il Papa più umano (ancora di piu!!!), lo avvicina alla gente...ma la sproporzione è evidente.
Rimbombano
così nelle orecchie le parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che il 19 maggio ha
detto che su alcuni temi il Papa ‘’viene oscurato’’ dei media e dai
fautori del cosiddetto ‘’pensiero unico’’. Qualcuno che frequenta le
stanze del piccolo Stato nel cuore di Roma mi spiega che in realtà il Papa, a
parte alcuni suoi collaboratori, rimane isolato all’interno dei palazzi
vaticani.
Così, senza volere dare spazio a teorie di complotti, mi limito a
riempire questo piccolo vuoto informativo, che nel caso mi è sembrato reale.
- WELFARE NON E' UN COSTO, MA SVILUPPO. UN FIGLIO? PUO’ FAR DIVENTARE POVERO:
"E' una
importante battaglia culturale quella di considerare il welfare una
infrastruttura dello sviluppo e non un costo", ha detto il Papa. "La
proposta di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della
soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi
anni, può portare benefici a tutta la società". ‘’Va evitato che nella
povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa. Basta un
niente oggi per diventare poveri: la perdita del lavoro, un anziano non più
autosufficiente, una malattia in famiglia, persino - pensate il terribile
paradosso - la nascita di un figlio".
- PRECARIETA’, LAVORO
NERO, MALAVITA:
“L'estendersi della precarietà, del lavoro nero e del
ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che
la mancanza di lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e
reclama una risposta sollecita e vigorosa”.
- IL LAVORO? DEVE ESSERE LIBERO, CREATIVO, PARTECIPATIVO,
SOLIDALE:
"Vi invito a realizzare
un sogno che vola più in alto. Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro - il
'lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale' - l'essere umano esprima ed
accresca la dignità della propria vita”. Sul lavoro ‘’libero’’: "Troppo spesso, invece, il lavoro è
succube di oppressioni a diversi livelli: dell'uomo sull'altro uomo; di nuove
organizzazioni schiavistiche che opprimono i più poveri; in particolare, molti
bambini e molte donne subiscono un'economia che obbliga a un lavoro indegno che
contraddice la creazione nella sua bellezza e nella sua armonia. Dobbiamo far
sì+ che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita
nuova". Sul "lavoro
creativo": "quando si permette
all'uomo di esprimere in libertà e creatività alcune forme di impresa, di
lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone
un pieno sviluppo economico e sociale". "Non possiamo tarpare le ali a
quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e
capacità; essi vanno liberati dai pesi che li opprimono e impediscono loro di
entrare a pieno diritto e quanto prima nel mondo del lavoro". Sul "lavoro solidale": "ogni giorno voi incontrate persone che
hanno perso il lavoro, questo fa piangere, o in cerca di occupazione, e prende
quello che gli viene in mano; persone che vogliono portare a casa il pane per
la loro famiglia". "A queste persone bisogna dare una risposta. In primo
luogo, è doveroso offrire la propria vicinanza, la propria solidarietà. I tanti
'circoli' delle Acli, che oggi sono da voi qui rappresentati, possono essere
luoghi di accoglienza e di incontro. Ma poi bisogna anche dare strumenti ed
opportunità adeguate. E' necessario l'impegno della vostra Associazione e dei
vostri Servizi per contribuire ad offrire queste opportunità di lavoro e nuovi
percorsi di impiego e di professionalità"
Ps. Il post non nasce da spinte di appartenenza religiosa (a occhio e croce non direi che sono credente). Ma solo perchè - ad una persona che come me grazie all'informazione vive - il divario tra le cose dette e quelle pubblicate pare rilevante.
Commenti
Posta un commento