Ripresa, la strada in salita. Da lavoro a industria, tutti i dati per capire
(di Corrado Chiominto)
Dopo anni di
recessione profonda per l’Italia arrivano i primi segnali di ripresa. La crisi,
a guardare produzione industriale, sembra alle spalle. Ma una coda avvelenata rimane ancora sul
fronte del lavoro, nonostante il jobs act.
L’altra faccia della ripresa (o meglio, alla
faccia della ripresa), è quella che vede molte vertenze in corso, la più dura riguarda la Whirlpool per evitare la chiusura di ex stabilimenti Indesit,
primo tra tutto quello di Caserta con oltre 800 dipendenti. Ma ci sono anche le
chiusure annunciate dalla Prysmian ad
Ascoli Piceno, la cassa integrazione concordata per lo stabilimento di Cassino
della Fca (Fiat) per 4.000 operai, la mobilità chiesta per 1.400 dalla Auchan. E molte altre ancora.
Ecco allora una carrellata di indicatori
economici per misurare l’andamento della crisi.
- PRODUZIONE
INDUSTRIALE SEGNA ‘PRIMAVERA’: I dati
dell’Istat, dopo un gennaio in frenata, hanno fotografato un andamento
migliore. Marzo ha chiuso con un +0,4% sul mese precedente. Ancora più
importante il +0,3% segnato dall’intero trimestre sugli ultimi tre mesi del
2014: questo perché è il dato che influenza concretamente l’andamento del Pil.
Il Prodotto interno lordo tornerà davvero, è facile prevedere, ad essere positivo.
- INFLAZIONE: L’ultimo
dato dell’Istat è quello di aprile, che segna una buona notizia. I prezzi sono
rimasti stabili e il tasso si attesta a quota zero, risalendo dalla deflazione
(-0,1%) del mese precedente. E’ un segnale timidissimo ma è un importante
indicatore che l’economia è tornata a muoversi accendendo i prezzi che prima
rischiavano di avvitarsi negativamente tra crescita negativa e calo dei prezzi,
un quadro infernale. Ovviamente il
rialzo dei prezzi è dovuto anche alla liquidità immessa sul mercato dalla Bce
con l’operazione Quantitative Easing.
- FIDUCIA IMPRESE E CONSUMATORI: E’ un indicatore che misura non l’andamento
reale ma il sentiment del Paese. L’ultimo
dato, di aprile, segna un calo di 0,9 punti per le imprese e di 2,5 punti per i
consumatori rispetto al mese di marzo. Insomma, ripresa o meno, cittadini e
imprese rimangono guardinghi. E a guardare le opinioni la fine del tunnel non appare vicina.
- LAVORO, ANCORA IN
CRISI: I dati sul fronte del lavoro sono contrastanti, anche perché quelli
diffusi dall’Istat e quelli del ministero del Lavoro analizzano fenomeni
parzialmente diversi.
Comunque un dato e’ certo. Per l’Istat la disoccupazione
a marzo tocca il 13% e quella giovanile si assesta al 43,1%. Sono dati che
mostrano un aumento rispetto agli ultimi mesi e questo, ovvio, non è bene. Ma
potrebbero essere influenzati anche dal fatto che si tornano ad affacciare sul
mercato del lavoro (e quindi tornano ad essere ‘contate’) persone che prima
avevano rinunciato ed erano entrati nel buco nero degli ‘’scoraggiati’’.
Per il ministero
del lavoro, invece, ci sono stati 92 mila nuovi contratti di lavoro a marzo. Ma
il conto non differenzia molto le tipologie di contratto e soprattutto non ‘’misura’’
le uscite, ad esempio anche la trasformazione di un contratto precario in un
contratto a tutele crescenti che per il datori di lavoro è diventato più
conveniente e per il lavoratore solo appena più stabile.
Va poi segnalato un calo drastico della
cassa integrazione, nei dati diffusi dall’Inps: a marzo si e’ ridotta del 43,8%. Ma a pesare,
non è solo il segnale che la crisi ha superato il momento più difficile, ma
anche il fatto che la cassa integrazione in deroga ha risentito della carenza
degli stanziamenti che l’hanno fatta crollare del 91,2%.
- DA MUTUI AD AUTO,
SEGNI DI RISVEGLIO: L’ago del ‘’barometro’’
dell’economia ha cambiato direzione in molti settori, dai mutui casa al mercato
dell’auto. Ma i consumi sono ancora stagnanti.
Così c’e’ l’Abi che registra nei
primi tre mesi dell’anno una crescita del 50,4% dei mutui immobiliari – una dimostrazione del fatto che si ritornano ad acquistare case. Vanno bene anche le vendite
delle auto che, dopo anni di stanca da qualche mese mettono a segno una
crescita a due cifre: ad aprile del 24,2%. Anche i consumi petroliferi,
indicati dell’unione petrolifera, mostrano a marzo un +2,1%.
Ma nel complesso,
i consumi delle famiglie sono ancora stagnanti. Con una crescita zero zero carbonella. I dati sono di Confcommercio
che, nel diffonderli, minimizza. Parla di ‘’prezzi stabili’’ che ‘’mostrano un graduale trend di
ripresa’’ . In questo caso, quindi,
nella bilancia della crisi, l’ago si ferma ancora sulla voce ‘’incertezza’’.
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