Governo Gentiloni, sotto l'effetto fotocopia qualcosa cambia. Padoan si rafforza





    Certo, già ad un primo impatto è evidente che il governo Gentiloni è a forte vocazione renziana. I ministri vengono tutti confermati, a parte la ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Il fedelissimo Lotti abbandona Palazzo Chigi anche se diventa ministro…allo sport. Sottosegretario alla presidenza diventa Maria Elena Boschi, che però, a dirla tutta, negli ultimi tempi non è apparsa in piena sintonia con l’ex premier Renzi. E soprattutto, a guidare la comunicazione rimarrebbe Filippo Sensi, che dell’ex premier è stato una vera e propria ombra. Ma non poteva essere altrimenti: il Pd rimane il primo partito, con la maggioranza dei parlamentari, e Renzi ne è il segretario.
  
      Nonostante questo, anche se è presto per dirlo, non si possono non notare alcune novità, che potrebbero dare un diverso taglio all'azione di governo. La prima è la consapevolezza che - in assenza di una qualsiasi analisi fatta dal segretario del Pd - qualcosa non ha funzionato. E questo non è certo dovuto alla minoranza del Pd. Ma a quello che Gentiloni ha definito ‘’disagio’’ che attraversa il Paese.  ‘’Il Paese si e rimesso in moto negli ultimi anni - ha detto il neo premier presentando la squadra di governo - ma non possiamo ignorare il disagio specie nel ceto medio e nel Mezzogirono dove manca il lavoro. Sarà questa una priorità del governo”.
     
        Ecco allora arrivare un ministro per il Mezzogiorno.  E’ Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale e al Mezzogiorno. Ha lavorato a Palazzo Chigi ma non è certo un renziano di ferro. C'è poi il passato di Gentiloni nella Lega Ambiente. Un tema, quello ambientale, per nulla caro a Renzi, che forse potrebbe trovare qualche nuovo impulso grazie al nuovo premier.

     Ma la vera novità potrebbe essere - queste sembrano le prime indicazioni - lo smantellamento dello staff di economisti, guidato da Nannicini, che rispondeva direttamente a Renzi e che era diventato un vero e proprio contraltare per gli altri ministri: da Poletti a Padoan.

     Ecco il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, anche se non è stato designato alla Presidenza del Consiglio, rafforza la propria posizione. Non è da poco, visto che con il governo Renzi aveva dovuto difendere un’impostazione economica attenta al consenso interno (e quindi ricca di ‘bonus’ dal sapore elettorale) con grandi difficoltà rispetto ad un’Europa che, a sua volta, in questo momento non eccelle certo nella capacità di guardare lontano. 

      Padoan ne è consapevole: l’obiettivo principale per l'Italia è la crescita, ma non cercando scorciatoie. Anche perché per il momento, ma non per lungo, i mercati e lo spread sono sotto il potente anestetico di Draghi, che acquista titoli pubblici…e, una volta finito l’effetto di questa ‘medicina’ chiamata Quantitative Easing, l’Italia deve già essersi rimessa in piedi.

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