Referendum, le leggi saranno più veloci? Cosa accade ora, cosa accadrà poi. Dati e tabelle per capire



    Una legge può essere approvata in soli 13 giorni. E importanti provvedimenti - ad esempio quello che ha introdotto il bonus di 80 euro per i redditi medio bassi - hanno ottenuto il via libera finale dal Parlamento in 55 giorni. Anche le riforme più complesse e contrastate - come ad esempio quella del jobs act, che ha di fatto cancellato l'art.18 - ha impiegato 244 giorni per completare l'iter parlamentare. Se poi si va a guardare l'effetto ''navetta'', cioè il ping pong tra le due camere dei provvedimenti, si scopre che solo il 19,84% delle leggi (percentuale che scende al 15,27% se la proposta arrivava dal governo) hanno richiesto più dei due passaggi parlamentari richiesti oggi per approdare poi in Gazzetta Ufficiale.

     I dati, che ho saccheggiato dalle attente elaborazioni dall'associazione indipendente Open Polis (blog.openpolis.it) che attua uno stretto monitoraggio dell'attività parlamentare, mostrano che il procedimento legislativo ora previsto non può essere aprioristicamente definito inefficiente.

       Se si vuole sintetizzare, per favorire un iter rapido è necessario un solo ingrediente: la volontà politica. Ecco perché se l'iniziativa di legge parte dal Governo, che può contare sulla maggioranza in Parlamento, l'iter diviene solitamente molto più rapido.

    A rendere inefficiente la macchina normativa - da momento in cui la norma viene approvata a quella in cui entra concretamente a modificare le vite dei cittadini - è talvolta proprio il governo: molte delle decisioni contenute in una legge devono infatti essere attuate attraverso norme secondarie - talvolta decreti di delega, altre volte decreti ministeriali, altre ancora circolari applicative - che dipendono dal governo e dalla macchina ministeriale. E queste, invece, si fanno attendere per mesi e raramente rispettano una scadenza. 

     Quello dell'attuazione delle norme è un problema noto a chi segue i lavori parlamentari, meno alla gente comune. Tanto per capirci: quando Renzi è diventato presidente del Consiglio si era in attesa ancora di 889 provvedimenti attuativi relativi a leggi approvate durante il governo Monti (474) e Letta (415). Alla fine di ottobre, in base all'ultimo monitoraggio realizzato dal ministro Boschi, ne mancano da varare ancora 159. Renzi ha lavorato su questo aspetto e ora la percentuale di provvedimenti auto applicativi si attesta al 61% (ma nel sito programmadigoverno.it  vengono indicati, spacchettati, le norme attuative in attesa e manca il dato di sintesi che consenta un confronto con Monti e Letta).

   Insomma il problema dell'inefficienza legislativa è decisamente più complesso di quello che appare dal dibattito referendario.

   PER L'OK AD  UNA LEGGE PUO' SERVIRE POCO:

Non è vero che la doppia lettura di Camera e Senato rallenta l'iter delle leggi. Anzi - per esperienza diretta - talvolta gli errori fatti da una camera vengono corretti dall'altra. In genere, ma ci sono anche esempi del contrario, la doppia lettura è servita a migliorare la qualità legislativa. E poi - sempre grazie ai contatti diretti avuti per il mio lavoro - solitamente il Senato esprime maggiore qualità in alcuni settori: ad esempio per i conti pubblici ha sempre potuto contare su un ''ufficio Bilancio'' di altissima qualità in grado di evidenziare errori di copertura ed elaborazioni di valore.
     Ma veniamo ai tempi per approvare una legge. Open Polis ha calcolato che in media, dall'inizio della legislatura, sono serviti 237 giorni per varare un legge. Ma i tempi diventano molto più rapidi se l'iniziativa è del governo: 172 giorni. A pesare sono alcune leggi lumaca (c'è ad esempio l'ultimo ddl sulla competitività oramai arenato in Parlamento, per il pressing delle lobby che di fatto ha svuotato il provvedimento).

   GLI ITER PIU' VELOCI, LE LEGGI-LEPRE: In alcuni casi il Parlamento ha dimostrato di essere davvero efficiente nell'approvazione. E non sempre per provvedimenti semplici. Come è ovvio la tagliola dei 60 giorni per la conversione dei decreti ha fatto in modo di ridurre i tempi parlamentari per alcuni provvedimenti. Ecco una classifica stilata qualche giorno fa, nella quale andrebbe aggiunto anche il decreto su Equitalia e al rottamazione delle Cartelle che ha impiegato solo un mese e al quale ho dedicato un post ad hoc (eccolo)




 LA "NAVETTA", LE CAMERE GIOCANO SEMPRE MENO A PING PING: Le attuali norme costituzionali stabiliscono che una legge debba essere approvata nello stesso testo da Camera e Senato. Così se una delle due camere introduce  in ''seconda lettura'' una modifica, il testo deve tornare indietro per un terzo esame. E' la cosiddetta Navetta, entrata a piedi pari nel dibattito referendario per dimostrare l'inefficienza del bicameralismo paritario in ambito normativo. Ma nell'ultima legislatura su 252 leggi approvate solo 50 hanno utilizzato la navetta. Il 19,84% ha calcolato Open Polis.



 I PROVVEDIMENTI PIU' IMPORTANTI, NON SEMPRE TEMPI LUNGI: Il confronto per un provvedimento di rilievo richiede sicuramente tempi più lunghi di elaborazione. Il confronto e il dibattito si accende e ciascuno tende ad utilizzare quel diritto di tribuna che il Parlamento riconosce non solo alla maggioranza ma anche alla minoranza. Nonostante questo alcuni provvedimenti sono stati approvati con tempi rapidi, talvolta inferiori ai 237 giorni necessari in media per completare l'iter della legge. La decisa volontà del governo ha consentito, ad esempio, di approvare in 218 giorni, anche il disegno di legge sulle Unioni Civili su cui il dibattito è stato molto acceso. Non mancano, comunque, esempi del contrario. E' il caso dell'Italicum che ha richiesto 779 giorni e che ora si punta a modificare di nuovo. Anche in questo caso, comunque, appare chiaro che a rendere inefficiente il procedimento legislativo non è stato il bicameralismo, ma la spaccatura nella maggioranza e quindi l'impossibilità di avere una volontà politica definita da parte del Parlamento.

    Sarà  più efficiente il nuovo procedimento legislativo previsto dalla riforma ora al test del Referendum? Difficile prevederlo.
     Ecco alcuni nodi: 1) Il Senato perde molti dei suoi poteri ma, come accade in Germania, può comunque chiedere di esprimere il voto su un testo, proponendo modifiche. E per questo avrà 30 giorni di tempo. Potrà quindi rallentare l'iter. Spetterà poi alla Camera esprimere un terzo voto, che gli consentirà di superare anche le obiezioni dei senatori. 2) Gli iter ora previsti cambiano a secondo del tipo di legge. Talvolta basta l'approvazione della sola Camera, altre viene richiesto anche il voto del Senato (ad esempio sulle leggi che hanno impatto 'locale' e sulla legge di Bilancio). C'è il rischio concreto di conflittualità tra le due Camere. 3) Le norme che regolano la messa a punto dei decreti legge, già oggi esistenti, vengono introdotte con la riforma anche nella Costituzione. Finora sono state bellamente aggirate (talvolta con una tirata d'orecchie da parte del presidente della Repubblica per quelli che vengono definiti Decreti Omnibus, cioè pieni di tante norme differenti tra loro e quindi non omogenee). Difficile prevedere se lo saranno ancora.
4) viene introdotta la possibilità per il governo di chiedere l'approvazione in 70 giorni di un disegno di legge (con una possibile proroga a 90 giorni). Questa è sicuramente  una novità che potrebbe accelerare alcune procedure. Di fatto, però, in molti ritengono che questa nuova procedura sostituirà l'attuale ricorso ai decreti legge che non sarà più possibile fare superando i paletti di (urgenza, necessità, omogeneità...ecc) che ora verranno inseriti in costituzione e, se non rispettati, rendono impugnabile un provvedimento. In pratica si passera da 60 a 70 (e forse 90 giorni). Difficile parlare di velocizzazione.

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