Incassati 52 mld con 4 manovre ma Confindustria batte cassa. Ora sarebbe toccato all'Irpef...
Manovra 2014-16: 5,8 miliardi.
Manovra 2015-17: 22 miliardi.
Manovra 16-18: 16,6 miliardi.
Manovra 2017-19: 8,3 miliardi.
No, non sono tagli. Ma sono queste le risorse che le ultime quattro manovre, quelle targate Matteo Renzi, hanno messo nelle tasche delle industrie italiane per spingere la ripresa. Via oltre tre punti di Ires: dal 27,5 al 24%. Via il costo del lavoro dall'Irap. Via i contributi per i nuovi assunti. Fondi per spingere gli investimenti e altre risorse per comprare macchinari e promuovere la trasformazione telematica delle imprese.
Ma, come dice Toto, è la somma che fa il totale: con questi quattro interventi gli industriali hanno raccolto oltre 52 miliardi di risorse. L'Istat ha fatto il conto, le tasse per le industrie si sono ridotte del 10% negli ultime tre anni.
Ora però si gioca la partita della prossima legge di Bilancio e Confindustria gioca d'anticipo. Doveva essere la volta dell'Irpef - almeno questo prevedeva il cronoprogramma annunciato fino ad anno fa - invece l’ultimo anno di legislatura porterà di nuovo ‘’decontribuzioni’’ che alleggeriscono il costo del lavoro di chi assume con la speranza di creare lavoro stabile. Ad incassare saranno ancora una volta le imprese che – lo hanno dimostrato gli sconti legati al Jobs Act – hanno utilizzato gli sconti più come un beneficio temporaneo che come un impegno a costruire per il futuro. Il governo prevede di impegnare 1 miliardo di risorse. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia ha definito ''timida'' la proposta ed ha rilanciato: servono almeno 10 miliardi per creare 900 mila posti di lavoro.
Va ricordato: l’ultimo anno di legislatura nel
cronoprogramma fissato dall’ex premier Matteo Renzi – che come segretario del
Pd rimane pur sempre l’azionista di maggioranza dell’attuale esecutivo –
sarebbe servito per abbattere l’Irpef, cioe’ le tasse sui redditi dei
lavoratori, dopo che nelle precedenti manovre erano state ridotte fortemente le tasse sulle imprese (dall’Irap all’Ires) e
sui proprietari immobiliari (con la cancellazione della Tasi e dell’Imu sulle
prime case).
Il governo ha però cambiato strategia.
Sottilmente. Ha annunciato di voler concentrare gli sconti sulle assunzioni dei
giovani. Chi direbbe di no? Meglio uno sconto sull’Irpef o l’assunzione di un
figlio? Il nodo è che un alleggerimento dei contributi sulle assunzioni ha già
accompagnato il varo del Jobs Act a beneficio delle imprese, ma questo non è
servito ad attivare un circolo positivo sul fronte dell’occupazione, non si è
creato lavoro stabile e nemmeno si è dato slancio alla ripresa. Possibile
ipotizzare che uno sconto Irpef, invece, avrebbe rinforzato i consumi rendendo
strutturale l’attuale ripartenza dell’economia.
Gli
industriali puntano ora ad ottimizzare gli sconti sulle nuove assunzioni dei
giovani, per i quali il governo pensa di impegnare circa un miliardo l’anno. E’
una posta che il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia considera ‘’timida’’:
servirebbero – ha detto parlando al Meeting di Rimini di Comunione di Comunione
e Liberazione - almeno 10miliardi per attivare 900 mila posti di lavoro.
Finora non avevano mai avanzato richieste
economiche. Anche perché non era servito. Mai durante una legislatura le
imprese avevano ottenuto tanto. Basta
pensare all’esclusione del costo del lavoro dall’Irap – promessa per 20 anni
dai governi Berlusconi – che si è concretizzata con uno sconto strutturale che
vale circa 4 miliardi l’anno, oppure all’Ires
– cioè l’Imposta sui redditi delle società – che è stata tagliata dal 27,5 al
24%, per un valore che ha regime supera i 4 miliardi l’anno; oppure agli sconti
sulle assunzioni legate al Jobs Act per i quali sono stati impegnati circa 10
miliardi in tre anni. Ma poi ci sono interventi meno ‘’popolari’’, ma
ugualmente sostanziasi, come i super e gli iperammortamenti.
I conti l’ha fatti recentemente l’Istat.
Per le imprese, nonostante la riduzione dell’Ace (un incentivo alla crescita
economica potenziato nel 2013 e poi ridotto nell’ultimo anno), le ultime leggi
di bilancio hanno portato uno sconto fiscale del 10%. L’occupazione non è
cresciuta altrettanto.
Ecco i dati - fonti del ministero dell'Economia - sulle poste delle quali hanno beneficiato le imprese nelle ultime quattro manovre economiche (leggi di Stabilità e di Bilancio)
Manovra 2014-16
2014 2015 2016
-Deducibilità al 30% ai fini delle IIDD
dell'IMU immobili
strumentali 714 174 274
- Aiuto alla crescita economica (ACE) 0 659 717
- Deduzione Irap nuovi lavoratori assunti
a tempo indeterminato
36 115 200
- Riduzione dei premi e contributi per
l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
e le malattie
professionali
1.000
1.100 1.200
Manovra 2015-17
2015 2016 2017
- Deduzione del costo del lavoro
da imponibile IRAP 2.713 4.574
3.904
- Sgravi contributivi
per assunzioni
a tempo indeterminato 1.886 3.691 3.908
- Patent box
0 148 134
- Credito di imposta per
attività
di ricerca e sviluppo 219 392 483
Manovra 2016-2018
2016 2017
2018
- Aumento della deduzione
base imponibile IRAP 0 339 177
- Credito di imposta per l'acquisizione
di beni strumentali
destinati
a strutture
produttive 617 617 617
- Esenzione IMU imbullonati 530 530 530
- Maggiorazione ammortamenti
beni strumentali materiali
170 943 1.258
- Proroga esonero
contributivo
per assunzioni a
tempo indeterminato 834 1.544 988
- Riduzione aliquote
IRES 0 2.978
3.970
Manovra 2017-19
2017 2018 2019
- IRI regime
opzionale tassazione
imprese individuali 0 1.987 1.238
- Superammortamento - Iperammortamento 0 1.131 1.923
- Proroga e potenziamento
del credito d’imposta
in R&S 0 727 727
- Credito d'imposta adeguamento tecnologico
(industria 4.0) 0 245 0
- Nuova Sabatini 28 84 112
- Promozione made in Italy 62 52 2
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