Pil, imprese, lavoro e conti pubblici: il motore riparte, ma la cinghia di distribuzione non va

    


Le imprese e i commercianti ci guadagnano di sicuro, i lavoratori dipendenti non di certo. I conti pubblici ne beneficiano e per il governo diventa più facile farli quadrare, incassando così un dividendo politico in vista delle elezioni sempre più vicine. Il Pil italiano torna a crescere. Ma chi ci guadagna?
  
      Gli ultimi dati dell’Istat indicano una crescita di 0,4 punti nel secondo trimestre, certo più fiacca di quella degli altri Paesi europei con i quali l’Italia si confronta. Ma questo consente di mettere già in cassaforte una crescita acquisita del Pil dell’1,2% per tutto il 2017. Con una ulteriore crescita, poi, Il Pil annuo potrebbe arrivare senza difficoltà a +1,5%. Si tratta di livelli superiori all’1,1% per ora programmato dal governo.

     Ma se il motore dell’economia sembra tornare a girare, quello che non sembra ancora funzionare è la ‘’cinghia di trasmissione’’ che serve per redistribuire questa maggiore ricchezza prodotta in modo diffuso. Già perche’ l’occupazione langue e, a fronte di una maggiore ricchezza del Paese si registra una incertezza occupazionale visto che tutti i maggiori posti creati negli ultimi mesi è per contratti a termine.
  
     Ma ecco una mini-guida per capire chi potrà gioire del titolo che domani aprirà i giornali.

      LE IMPRESE E IL COMMERCIO CI GUADAGNANO -  Imprese e commercio vanno a gonfie vele. La ‘’ricchezza prodotta’’ si ferma soprattutto a loro livello. Gli ultimi dati di produzione industriale indicano una crescita dell’1,1% in un solo mese a giugno che vale un +5,3% su base annua. Vola anche il commercio che nello stesso mese cresce dello 0,6% (+1,5% annuale).  Bene va il turismo, favorito anche dall’arrivo di vacanzieri che evitano altre mete considerate più pericolose per il terrorismo. Già perché la globalizzazione ha reso sempre più incisivo l’effetto della competizione internazionale: così, se è vero che l’Italia cresce meno di Spagna, Francia, Germania e più solo di Portogallo e Gran Bretagna, questo si riversa subito sul commercio internazionale con l’export italiano che a giugno segna un arretramento dell’1%.

      LAVORATORI, IL PIL NON TOCCA I REDDITI IN CALO:  In un’economia sana la crescita della ‘’ricchezza’’ di un Paese arriva - e stavolta parte - dai cittadini. Gli ultimi dati su occupazione e disoccupazione non fanno ben sperare: per tornare a livelli occupazionali pre crisi ci vorranno molti anni. E in una crescita senza lavoro chi ci guadagna sono sempre i soliti. Anche perché i redditi sono calati: è questa un’emergenza di cui parlano oramai da qualche mese sia il presidente della Bce Mario Draghi sia il Fondo Monetario Internazionale, due osservatori che certo non possono essere tacciati di rivendicazioni proto-sindacali.
    L’ultimo rapporto del Fmi ha posto l’accento sul fatto che gli italiani guadagnano ora meno di 20 anni fa e che per ritornare ai livelli pre-crisi serviranno almeno 10 anni. A chi tocca intervenire su questo? Da una parte al governo con un calo delle tasse sui redditi da lavoro, dall’altra agli imprenditori che dovrebbero riavviare una nuova stagione di contrattazione che invece hanno finora bloccato, alla ricerca di una riduzione del costo del lavoro. Qualche lavoratore, comunque, potrebbe beneficiare della crescita del Pil: con le maggiori risorse risorse disponibili (leggi dopo) i dipendenti pubblici potrebbero vedere il rinnovo del contratto, dopo anni di blocco.

     CONTI PUBBLICI, EFFETTO BELLETTO SUL DEBITO - Una maggiore crescita economica ha un effetto positivo sui conti pubblici. Ma con qualche rischio. Il nodo numero uno degli italiani è il debito che, a livello europeo, viene considerato nel rapporto con il Pil, che negli ultimi anni è in crescita ininterrotta. Ora potrebbe bloccarsi, ma non perche’ il debito cala, bensì perche’ cresce il Pil, una sorta di effetto imbellettamento. A conti fatti è un respiro di sollievo che rinvia interventi draconiani. Al governo , poi, consente di evitare privatizzazioni e dismissioni di asset pubblici che, visto il deficit sempre molto alto, ci veniva chiesto dall’Ue per abbattere il debito.
     
     CONTI PUBBLICI: DEFICIT CALA, MA A CHI VA?- Chiaramente l’impatto positivo c’è anche per il deficit: in questo caso non migliora solo il rapporto ma il guadagno si traduce anche in concreto con le maggiori tasse che vengono versate in base al maggiore reddito dovuto alla crescita economica. Per comprendersi, se a fine anno il Pil cresce 0,4 punti più di quanto stimato il deficit cala di 0,2 punti più del previsto: è un beneficio di 3,4 miliardi che il governo potrebbe redistribuire.
     La parola chiave è proprio questa: redistribuzione. Ed è il cuore delle scelte politiche. Il governo Renzi aveva promesso il calo dell’Irpef nell’ultimo anno del suo mandato, dopo aver ridotto in modo consistente le tasse alle imprese. Ora la montagna rischia di partorire il topolino della riduzione del cuneo fiscale per le assunzioni dei giovani: come dire un nuovo sconto per le società. Verrebbe invece confermato il superammortamento: un super sconto sugli investimenti delle imprese che è la vera ragione alla base della crescita della produttività delle imprese, imprese che sembrano muoversi sempre e solo quando hanno un dividendo economico da incassare a prescindere dai risultati ottenuti.

    CONTI PUBBLICI: A RISCHIO LA FLESSIBILITA’ UE: E’ uno degli effetti ‘’antipatici’’ che potrebbe derivare dalla maggiore crescita. La flessibilità concordata all’Italia è in parte dovuta al fatto che il Paese cresceva sotto il suo potenziale. Una volta che il Paese torna a crescere questa flessibilità potrebbe essere messa in discussione. Ma su questo Padoan ha giocato d’anticipo e ha quasi ottenuto uno sconto di quasi 9 miliardi sulla manovra da varare dopo l’estate. I problemi veri arriveranno solo nel 2018: come dire, toccherà a chi vince le elezioni.

    IL GOVERNO CI GUADAGNA: Il governo e la maggioranza che lo sostiene sono tra coloro che beneficeranno della crescita del Pil. Da sempre la crescita economica fornisce un dividendo politico. Anche perché rende meno stringente la necessità di ‘strette’ sul fronte dei conti pubblici. E questo, con l’avvicinarsi delle elezioni, è per il governo un risultato non da poco. Questo, in fondo, spiega il battage di commenti entusiasti che ha inondato le Agenzie di Stampa.


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