L'assoluzione di Berlusconi. La Storia non cambia, anche nell'Italia senza memoria


  L'assoluzione nel processo Ruby in secondo grado - e quindi non in via definitiva - di Silvio Berlusconi dall'accusa di concussione ''perche il fatto non sussiste'' e di sfruttamento della prostituzione minorile ''perchè il fatto non costituisce reato'' fanno ripiombare l'Italia nel clima di divisione, muro contro muro, che ha caratterizzato l'ultimo ventennio. Il Paese, che cerca ancora la strada per una democrazia matura, non ha ancora anticorpi sufficienti e appare inevitabile il rischio di strumentalizzazione della decisione giudiziaria, ai fini politici. E' già ora evidente il tentativo di tornare a forzare l'opinione pubblica, per una riabilitazione oramai postuma del leader del centro destra che ha rappresentato nel bene e nel male il Paese negli ultimi decenni.

     Ma la conversione a U delle valutazioni giudiziarie in uno dei molti processi di Berlusconi - dovuta all'abilità del suo nuovo difensore nell'incrinare l'impianto accusatorio sul filo del diritto - non consentirà all' ex leader di tornare in campo, anche se lo rafforzerà nel braccio di ferro interno al centro destra. E' oramai fuori gioco per età e per la condanna definitiva che sta scontando nel processo Mediaset, per frode fiscale, un reato gravissimo per un leader politico. E la storia non torna indietro. Anche perchè a bollarlo è stato il giudizio di inadeguatezza al quale ha dato voce il settimanale britannico Economist (ecco l'articolo)e che lo ha portato a mollare la presa nel corso di una vera e propria tempesta economica, con lo spread volato a livelli tali da portare ad un pericoloso default all'Italia.

     Difficile sapere se l'Italia dimostrerà di essere senza memoria sui comportamenti tenuti dall'ex premier. Bisognerà attendere le motivazioni per comprendere perche' l'accusa di concussione - crappresenta un abuso di potere che mina l'imparzialità della pubblica amministrazione - non sussista nelle telefonate fatte alla questura dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per chiedere un trattamento di favore alla ''nipote di Mubarak''. Una falsa 'verità'  alla quale si è piegato anche il Parlamento, una votazione che certo non ha rappresentato un momento di altro livello istituzionale per il nostro Paese. A muovere le scelte del funzionario che ricevette la telefonata in questura non sarebbe stata una minaccia ma solo timore reverenziale, una lettura che - dopo le modifiche introdotte al tipo di reato - hanno aperto la strada all'assoluzione.

      C'è poi la tesi difensiva che Berlusconi non sapesse che Ruby Rubacuori fosse ancora minorenne. Questo, forse, ha inciso sulla valutazione dei giudici, ma non ha cancellato la realtà dei fatti: una giovane prostituta minorenne è stata portata senza troppe accortezze e verifiche - se non quelle estetiche - nella casa del premier dove si teneva il bunga bunga e dove altre giovani e spregiudicate donne di spettacolo presenti venivano lautamente ricompensate per le attenzioni fatte a Berlusconi. La convenzione di Lanzarote (La legge contro o sfruttamento sessuale dei minori) ratificata dal 2012 non consente di utilizzare la scusa dell'ignoranza sull'età della prostituta: ma non è applicabile per un fatto del 2007.

     Ma anche il comportamento e i valori che un leader politico esprime hanno una valenza. Non è vero che i gusti - o vizi - privati non incidono nel ruolo istituzionale che uno svolge. Basta fare riferimento ad un ''classico''  del diritto costituzionale: l'Inglese Walter Bagehot nel 1872 nel capitolo V del suo English Constitutions indicava tra le ''funzioni'' del Parlamento anche quella ''pedagogica'', dovuto al fatto che si tratta di un ''grande e aperto concilio di uomini eminenti messi al centro delle società" col compito di "migliorarla''. Questo - viene spiegato  - anche con il buon esempio.

    Comunque non c'e' solo questo.  L'assoluzione, non definitiva, di Berlusconi soprattutto non cancella la condanna definitiva per la quale l'ex premier è stato interdetto dai pubblici uffici e condannato a 4 anni di reclusione (tre dei quali azzerati dall'Indulto e uno trasformato in servizio di assistenza), non cancella la condanna per mafia di Dell'Utri, che di Berlusconi è stato uno stretto collaboratore, non cancella gli altri procedimenti giudiziari ancora in corso - come quella per la compravendita di parlamentari - e nemmeno quelli che sono decaduti per le lungaggini procedurali aiutate non solo da abilissimi avvocati ma anche da ''leggi ad personam'' introdotte nel recente passato.

   L'Italia - nuovamente bombardata da un fuoco di fila di contrapposizioni politiche - potrà anche dimostrare di essere senza memoria. Ma la storia non cambierebbe comunque.


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