Le donne e la Guerra Mondiale. Quello che Miss Italia non sa…(e qualche dato)







     Non esiste una guerra da vedere con occhi distaccati. La guerra è sempre brutta. La si affronti con lo sguardo maschile o con quello di una donna.    Ma la retorica, che si nasconde nelle parole di Miss Italia Alice Sabatini, che vorrebbe vivere "nel ‘42 per vedere realmente la seconda guerra mondiale…tanto sono donna e il militare non l’avrei fatto’’,  mette a nudo le carenze dei libri di storia sul ruolo e sulle difficoltà vissute dalle donne in quel periodo.  Alle quali riesce a rendere merito solo una bibliografia limitata, rinchiusa nel ghetto di una ‘’storia di genere’’ troppo spesso considerata di serie ‘b’.

     Allora ecco qualche dato.

    Forse è meglio partire dalla fine (per poi tornare anche al 1942). Perché i bilanci si tracciano alla fine e i numeri talvolta raccontano più di mille parole.

      Nella resistenza, che seguì e di fatto concluse la seconda guerra mondiale, il ruolo delle donne fu determinante, e non solo per il ruolo strategico delle giovani staffette partigiane,  immortalate con la bicicletta da una ricca filmografia neorealista. Ecco i numeri: furono 35.000 donne partigiane che operavano come combattenti, 20.000 le donne con funzioni di supporto,  4.563 quelle arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, 2.900 quelle giustiziate o uccise in combattimento. 2.750 le donne deportate in Germania nei lager nazisti; 1.700 le donne ferite; 623 le fucilate.

     Ma nel 42, le donne che facevano?  Ecco un po' di contesto ''politico''. Di certo le donne non potevano votare e non potevano essere elette. Non potevano nemmeno intraprendere la carriera del magistrato.  Tanto per ragionare di diritti mancanti, che oggi risulterebbero incomprensibili.

      C’era poi la vita di tutti i giorni.

     La retorica fascista identificata la donna come l’angelo del focolare, custode dei valori familiari, tutto figli e fornelli. Inizialmente inasprìanche la legislazione per rendere difficile il lavoro femminile. Ma poi, con la guerra, le esigenze cambiarno. Rapidamente.

     Nella realtà con gli uomini al fronte le donne hanno retto non solo la famiglia, tra anziani e
bambini, ma anche l’economia italiana. Hanno sostituito la forza lavoro maschile nei campi e, soprattutto, nelle fabbriche , sia nell’industria tessile, sia in quella pesante, sempre necessaria in tempi di guerra.

      Hanno pagato così un caro prezzo alle ambizioni di guerra dell’Italia,  ottenendo però in cambio – ma solo alla fine della guerra - un primo passo verso il riconoscimento di un ruolo attivo nella società, con una maggiore emancipazione che l’italietta fascista non poteva riconoscergli ma che l’arrivo della democrazia non avrebbe più potuto negargli.

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