Riforma fisco tra rivoluzioni e occasioni perse. Al palo catasto,grandi imposte, giochi e tasse su ambiente



         ( di Corrado Chiominto)

      E' arrivato il 730 precompilato e anche l'alleggerimento delle sanzioni penali, spesso inconcludenti, sulle imprese che evadono. E' scattata la fatturazione elettronica e sono stati forniti importanti chiarimenti per favorire gli investimenti delle societa straniere in Italia e affiancare le imprese aiutandole ad avere certezze nel rispetto delle norme tributarie.

     La riforma fiscale prevista dalla legge delega, che il governo Renzi ha ricevuto in eredita, ha visto attuare norme di rilievo, che nei prossimi anni potrebbero avere un impatto reale nel cambiamento del rapporto tra contribuenti (imprese e persone) con il baubau del Fisco nostrano.

      Delle cose positive il blog DentroLeCose ha scritto più volte (eccone un esempio). Ora tocca a quelle che non essendo state approvate non fanno notizia. Ma rappresentano un'occazione persa.  Ma a delega scaduta, con gli ultimi quattro decreti delegati approvati dal Cdm, appare chiaro che la politica si è fermata su alcuni grandi capitoli. L'infografica al fianco, elaborata dal Sito della Camera dei Deputati, serve a fare un veloce punto.

     Il governo ha approvato 11 decreti delegati, con un occhio - fatta eccezione per il 730 precompilato - soprattutto alle esigenze di ''alleggerimento'' burocratico delle imprese. Al palo sono invece rimasti sei fondamentali decreti delegati che riguardano le poste più importanti del fisco: la riforma del Catasto, quella delle tasse sulle imprese, la riforma dell'Iva, quella ''scandalosa'' della riorganizzazione delle tasse sui giochi, l'adozione di un sistema tributario ambientale per favorire comportamenti ecologici.

      Sono temi rilevanti, ma di minore appeal comunicativo, sui quali non solo il dibattito non solo nel governo, ma nell'intero Paese appare arretrato.

      E che potrebbero avere anche provocare qualche spiacevole sorpresa negativa. L'attuazione della delega entro il mese di settembre, con particolare riferimento al Catasto, è al primo punto delle raccomandazini fatti all'Italia dalla Commissione Ue (vedi pagina 5 al punto 1). Sono anche queste riforme e per il Belpaese c'è il rischio di ricevere un 'nein' alla richiesta di maggiore flessibilità sui conti pubblici. Con l'effetto che a pagare sarebbe sempre pantalone.

      Ecco cosa riguardano i punti inattuati della delega.


     La riforma del catasto: il testo di riforma era pronto (vedi il blog DentroLeCose del 22 giugno). Prevedeva la sostituzione dei vecchi vani catastali con i metri quadrati e un adeguamento dei valori del Catasto a quelli di mercato. La delega, che prevedeva ''saldo zero'' per le casse dello Stato, è chiaro che avrebbe aumentato il prelievo sulle case dei vecchi centri storici, quelle oggi di grande valore ma con redditi catastali vecchi e molto bassi, con una riduzione per i nuovi immobili (spesso costruiti con criteri economici) delle preriferie. In pratica avrebbe modernizzato il sistema con un occhio all'equità complessiva. Impossibile non pensare che il governo abbia temuto il rischio che la novità - dopo le 'botte' immobiliari del governo Monti - sarebba stata vissuta come un aggravio. Ma il sistema, sul quale poggiamo importanti tributi, doveva essere innovato. E, invece, la delega (ripeto, già pronta) è stata lasciata cadere.

    Le tasse delle imprese:  Il governo aveva promesso di intervenire sul capitolo della tassazione delle imprese che vale circa 33 miliardi di gettito l'anno. La delega, in realtà, è stata attuata in tutte le parti che alleggeriscono i rischi dell'imprenditore (come sulle sanzioni penali, che ora scattano con soglie più alte e prevedono un aumento del carcere solo per i casi di frode conclamata). Si è invece riunciato ad entrare nei meccanismi dell'Ires, l'imposta sui redditi delle società, che in molti casi favoriscono distorsioni. E' il caso, in praticolare, delle imposte forfait previste per il settore dei professionisti e delle partite Iva: il governo aveva promesso che le norme contestate, introdotte con l'ultima manovra finanziaria, sarebbero state modificate proprio con la delega. I mini-imprenditori (e con loro tutti coloro che avviano un'attività - oggi si direbbe  per le start up) possono aspettare!!!

     Riforma dell'Iva: Basta ricordare che è la seconda più importante imposta italiana - vale ogni
anno un incasso di 115 miliardi - per capire che avrebbe avuto bisogno di una razionalizzazione, aggiornando il paniere, accorpando voci, introducendo nuovi meccanismi anti-evasione. Già perchè l'Iva è anche l'imposta più evasa. Niente da fare

     Le tasse sui giochi: Il contrasto tra gli interessi privati - di chi lavora in un settore ad altissimo profitto, tanto da essere ambitissimo anche dalla criminalità organizzata - e quelli pubblici ha al momento affossato l'introduzine della
normativa tributaria sui giochi. E' un settore dove, per quanto riguarda la parte economica, gli appetiti di poche società private e quello della tradizione biscazziera dello Stato sono sempre andati a braccetto. L'erario nel 2014 ha incassato circa 11 miliardi da questa attività. Il decreto poteva essere l'occasione per dare ai Comuni un maggiore controllo del territorio ma anche imporre ai gestori trasparenza informativa e l'impegno a limitare i casi di gioco patologico. Già perche' la ludopatia in Italia è un dramma sociale che riguarda tante, troppe persone.

     Il fisco ambientale: Da quanto è stata approvata la legge di delega non ne ho mai sentito parlare.
Eppure il trattamento fiscale in chiave ambientale è strategico per la costruzione di una nazione moderna, che guardi al futuro. Inutile parlare di Green Economy se non viene accompagnata da una riforma della tassazione che penalizzi chi inquina e favorisca chi diminuisce la propria 'impronta' ambientale. Penalizzare chi inquina non significa imporre lacciuoli burocratici - che frenano l'economia - ma semplicemente far pagare più tasse a chi poi lascia allo Stato, e quindi a tutti noi, il compito di risanare e ripulire. Sarebbe stato un grande salto di civiltà, tra l'altro imposta dalle norme europee. E' invece un altro capitolo che rimane lettera morta.
l'impatto mediatico 


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