Renzi contro l'Ue. L'uovo, la gallina e la 'guerra d'indipendenza' della tassa sulla casa.








      ‘’No taxation without rappresentation’’.  E’ lo slogan dei coloni americani che non riconoscendo il diritto della madre patria britannica di tassarli, diede vita alla guerra di indipendenza americana.

      Allora si parlava di tassa sullo zucchero. Ora, invece, di tasse sulla prima casa.

     Così il Premier italiano Matteo Renzi, in un contesto nel quale monta un diffuso antieuropeismo, potrebbe usare il grido di battaglia Usa in chiave politica e contrastare il forte pressing che Bruxelles sta facendo per evitare che l’Italia torni a tagliare le tasse sulla prima casa. Una decisione, quella di detassare le abitazioni familiari, presa già nel passato da Berlusconi con effetti disatrosi per i conti pubblici: onorando la promessa elettorale mise in difficoltà i conti italiani e costrinse poi l’ ‘europeista’  Mario Monti a introdurre una ‘nuova’ tassa, maggiorata del 70%. Di fatto questa domanda c'è dietro la 'battaglia delle tasse' tra Ue e governo italiano: meglio un uovo oggi o la gallina domani?

        Di certo, Renzi ha ragioni da vendere nel braccio di ferro con l'Ue sul merito della responsabilità del decidere. 
      “ Vedo, voto, pago”  è un’altra regola aurea di filosofia tributaria che lega strettamente la ‘’contribuzione’’ di un cittadino alla possibilità di valutare l’operato del politico per poi poterlo sanzionare con il voto. Questo non e’ possibile per la Commissione Europea. Non è eletta anche se è espressione di accordo tra i governi dei diversi Paesi.

      E’ vero che la costituzione italiana, all’art.11 , lo stesso nel quale ‘’ripudia la guerra’’, consente delle limitazioni alla propria sovranità ‘’a parità con le altre nazioni’’  in favore di organismi internazionali. Ma il tema tributario è così delicato che la stessa costituzione italiana prevede che l’introduzione di tributi debba avere l’approvazione del Parlamento eletto (e che le tasse non possano essere retroattive).

        L’Italia non è un Paese sotto tutela. Ha risposto con i fatti e i dati ai parametri concordati con Bruxelles, anche se talvolta questi sono stati cambiati nel corso dell’anno con confronti infiniti tra i tecnici italiani e le diplomazie europee. Ricordare che le raccomandazioni all’Italia indichino le tasse sulla casa come possibile fonte per un riequilibrio del prelievo sul lavoro fa parte solo dei primi colpi di fioretto di una trattativa appena iniziata.

      Le ‘’raccomandazioni europee’’ all'Italia, appunto e proprio per questo, sono raccomandazioni, non obblighi. Nel testo si fa solo un veloce accenno alla necessità di aggiornare le rendite Catastali (cioè uno dei decreti attuativi della riforma fiscale che il governo ha invece cassato).  Così l’indicazione di favorire la riduzione delle tasse su lavoro e produzione piuttosto che sugli immobili non possono che essere calate con attenzione sulla situazione italiana dove 73 italiani su 100 contro il 52,6% della Germania (dati Eurostat).

       Il governo italiano, inoltre, non avrà difficolta’ a spiegare che il piano di riduzione delle tasse vale, nel complesso,  circa 50 miliardi: di questo la prima casa vale meno di un decimo (tra i 3,5 e i 4,5 miliardi). Tutto è partito con il bonus di 80 euro per spingere i redditi medio bassi, poi c’è stata l’eliminazione della componente del costo del lavoro dall’Irap e la decontribuzione in favore delle imprese per i neo assunti. Ora Renzi intende procedere con Imu e Tasi sulla prima casa nella prima per poi procedere con l’Ires (l’imposta sulle società) nel 2017 e – buon ultimo – sull’Irpef e sulle pensioni minime nel 2018. Certo per ora sono solo promesse. Ma la strategia di Renzi è sempre stata questa: fare un annuncio che costringe la politica a trovare una strada di approvazione.

       Ma, se Renzi ha ragione nel rivendicare il proprio potere di portafoglio, cioè la possibilità di decidere come e dove tagliare, è anche vero che gli alert messi dalla Commissione Europea vogliono ricordare che togliere le tasse sulla casa non spinge l'Economia. Non serve ad affrontare il male principale del Paese, cioè la crescita. Non crea posti di lavoro.   Inoltre l'ultima volta che il governo ha tolto le tasse sulla prima casa i cittadini italiani sono poi stati chiamati a ripagare tutto...con gli interessi. Già, perchè i conti pubblici erano peggiorati notevolmente e il ritorno della nuova Imu (o Tasi che dir si voglia) è stato accompagnato da un aumento del 70% delle rendite catastali. Una vera e propria stangata.


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