Irpef e famiglie, le promesse di Renzi e il Risiko di Padoan, dopo l'Ue si apre il fronte interno

++aggiornamento++ Appena finita la partita a scacchi con l'Europa si è subito aperto il fronte interno del Risiko sui conti pubblici. Ieri sera - dopo che era stato scritto questo post - in diretta ''social'' il presidente del consiglio Matteo Renzi ha subito promesso il taglio di tasse al ceto medio e alle famiglie nella Legge di Stabilito: ''Stiamo discutendo come, se attraverso le aliquote Irpef o un sistema fiscale diverso''. Ha poi rincorso M5s su Equitalia nell'abbattere uno dei simboli del fisco oppressore: ''Stiamo riorganizzando le Agenzie... al 2018 Equitalia non ci arriva'' (Ma qualcuno le tasse di chi non le paga dovrà pur tentare di riscuoterle?). 
Seguendo la metafora del post Renzi non ha perso tempo e nel Risiko dei conti pubblici ha subito schierato le proprie armate e attaccato!!!


  (di Corrado Chiominto)

    Deve essere uno scacchista d'eccezione il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Difficile credere che sarebbe riuscito a portare a casa il riconoscimento da parte di Bruxelles di una forte flessibilità sui conti.  Il commissario europeo Moscovici ha ammesso di aver incontrato il ministro italiano ben 12 volte nelle ultime settimane, per quello che è stato uno stretto confronto diplomatico. Ma le prime mosse di questa lunga partita a scacchi risalgono al luglio 2014, quando Padoan ha scelto la strategia su cui impostare la propria battaglia per quella che avevamo raccontato su DentroLeCose come un'avventura alla ricerca del ''Sacro Graal" della flessibilità.

    L'arma vincente del ministro dell'Economia italiano è stata quella di saper utilizzare lo stesso  linguaggio dei commissari europei. Anche quando il premier Matteo Renzi entrava a gamba tesa nel confronto con Bruxelles, Padoan ha tenuto la barra sui principi che l'Europa considera inamovibili, soprattutto per un Paese considerato poco disciplinato come l''Italia. Ha sempre rivendicato l'obiettivo e l'impegno per il rispetto delle ''regole europee''.

     Già nel secondo semestre 2014, quando ha guidato i ministri dell'economia europei, Padoan ha saputo identificare i punti deboli della strategia europea. Ha espresso il concetto di ''crescita sostenibile'' e ha portato tutti gli attori europei su un percorso il cui obiettivo finale era quello di identificare con precisione, nero su bianco, i margini di flessibilità possibili all'interno delle regole date per centrare gli obiettivi prefissati. Insomma ha puntato a far identificare le spese che, per necessità o per fini di crescita, l'Europa avrebbe dovuto tener fuori dai paletti. E' cosi' che sono nati i margini di flessibilità prima per le riforme, poi per gli investimenti, quindi per le spese sui migranti e infine sulla sicurezza.

      Nei bizantinismi europei questo si è tradotto nella flessibilità ''zero virgola'', che però serve a costruire un'Europa che non punta al rigore per il rigore, ma alle regole per la crescita.

        Ora però Padoan deve saper dimostrare di poter anche giocare a Risiko: dopo aver affrontato il fronte esterno deve essere in grado di condurre la propria battaglia interna. Già, perchè certamente all'Italia dalla crescita fiacca, servono misure in grado di riaccendere l'economia mentre la tentazione che sembra albergare talvolta nei confronti diretti, via social, tra premier e cittadini, è quella di avanzare proposte non sempre meditate.
 
      L'avvicinarsi di molte scadenze elettorali, ma anche un certo cambiamento di clima nel Paese, rischia di scaldare il quadro politico facendo crescere la tentazione, da parte del premier Matteo Renzi, di promesse finalizzate un ritorno in termini di consenso. E Padoan dovrà saper dimostrare di mantenere saldi i cordoni della borsa. ''E' prematuro parlare di singole misure'', ha subito risposto a chi gli chiedeva la possibilità di accelerare la riduzione delle tasse, anticipando al 2017 il calo dell'Irpef promesso per ora a partire dal 2018. Già, la riduzione era stata programmata per il 2018 non a caso: è la data di fine legislatura e quindi si pensava che allora si sarebbe andato a votare. Ma ora ci sono le elezioni amministrative e poi il referendum costituzionale: i tempi per incassare un dividendo da consenso potrebbero accorciarsi e la legge di stabilità diventerebbe il treno veloce per traghettare misure acchiappa-voti.

        Già ora, nell'informalità dei confronti sui social network, Renzi ha preannunciato la riduzione delle aliquote Irpef (una misura che da sola costerebbe sui 30 miliardi) anche se poi è filtrato che si starebbe studiando 'solo' la riduzione di un punto delle due aliquote centrali, che comunque costerebbe circa 3 miliardi. Ma poi ci sono:  le ipotesi di alleggerimenti e semplificazioni per professionisti e Pmi; l'idea di raddoppiare i bonus per i neonati; la necessità di finanziare una maggiore flessibilità per l'uscita dal lavoro ed approdare alla pensione; l'obiettivo di rinnovare il contratto per i dipendenti pubblici. Per poi non parlare della cancellazione del bollo auto e di chissà quante altre idee che potranno arrivare nei prossimi mesi quando il clima elettorale diventerà ancora più rovente.

       Ma se calano le tasse - può essere il commento - non è mica male. Verissimo. Il problema, però, rimane quello di non distribuire mance (a proposito non si parlava anche dell'estensione degli 80 euro, che poco hanno spinto l'economia)  ma quello di saper impostare strumenti in grado di far ripartire i consumi, migliorare i redditi, favorire la ripresa occupazionale (sul jobs act manca ad esempio tutta la parte della promozione del lavoro, vedi DentroLeCose del primo maggio) . Solo con una strategia forte su questi fronti - che richiede una politica economica in grado di rilanciare i settori importanti dell'Italia (tra questi anche il turismo e la cultura), la creazione di un vero e proprio mercato del lavoro, l'introduzione di incentivi veri all'innovazione - solo così le risorse messe nel calo delle tasse potranno diventare una leva reale per ricreare ricchezza e sviluppo. Non certo con una riduzione Irpef che poi, a conti fatti, alleggerirebbe il peso del fisco di qualche decina di miglia di euro, l'equivalente di una multa per sosta in doppia fila.


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