Equitalia e lo sconto sulle 'cartelle': un messaggio chiaro per l'Italia dei furbetti



  
      I dettagli ancora non sono chiari. Ma il messaggio sì. Cancellare Equitalia e fare lo sconto sulle ‘’vecchie’’ cartelle esattoriali – dalle multe ai mancati pagamenti delle imposte –  è un segnale a quell’Italia dei furbetti, che poco rispetta le regole e che, in barba alla Costituzione (all'art.53) della quale tanto si parla in questi giorni, crede che possa valutare da solo quali tasse pagare, o meglio come evitare di farlo.

       La raccolta dei tributi, soprattutto da chi non li ha versati – questo fa Equitalia, chiede il pagamento delle imposte a chi è incappato nei controlli dai quali è emerso un mancato versamento (o magari un errore) – non avviene a caso. Ma seguendo le regole che il Parlamento e il Governo hanno stabilito. Ora, tra l’altro, con le molte rateizzazioni previste di fatto è come se Equitalia facesse ‘’credito’’ ai contribuenti, consentendo di pagare in modo diluito, e con interessi bassissimi, anche fino a 10 anni.

    Cambiare nome, comunque, non cambierà le modalità di riscossione.

    A questo ci pensa invece l’alleggerimento delle ‘’cartelle’’ esattoriali preannunciato da Renzi.  Nessuno sconto sugli importi dovuti (multe o tasse) ma, molto probabilmente, solo sul meccanismo moltiplicatore di sanzioni e interessi. In pratica – per quelli che il fisco riesce a pizzicare – basterà pagare il dovuto con gli interessi legali.

        E’ chiaro che viene meno il meccanismo di ‘’deterrenza’’  su chi le imposte le deve pagare con il meccanismo dell’autotassazione (non certamente i lavoratori dipendenti che hanno il prelievo in busta paga).  Non solo, poiché il governo conta di incassare 4 miliardi, cioè molti soldi, o si tratta di una ‘’regolarizzazione’’ molto conveniente, ai confini con un condono, oppure queste entrate mancheranno e si creerà un buco di bilancio. Tertium non datur.

     C’e’ poi un altro aspetto. Contemporaneamente il governo ha riproposto la ‘’regolarizzazione’’ dei denari detenuti all’estero illegalmente, senza averli dichiarati al Fisco: la cosiddetta Voluntary Disclosure. Lo aveva già fatto lo scorso anno e, proprio nel lanciare l’operazione, aveva promesso che poi non ci sarebbe stata indulgenza per chi non si fosse messo in regola. La minore indulgenza era proprio dovuta alle forti sanzioni, che invece ora vengono cancellate.  L’effetto combinato è chiaro delle due norme, anche nella loro successione temporale, è un altro chiaro messaggio all'Italia dei furbetti

       Insomma, anche ora che le informazioni sulle norme non sono definite, l’impatto che queste novità avranno appare chiarissimo. Del resto basta guardare gli ultimi dati sul sommerso. L’Istat li ha diffusi solo 2 giorni fa. Riguardano il 2014, cioè l’anno in cui, da febbraio, Renzi ha raccolto la guida del Paese (ecco i dati).

      Nel 2014 – rileva l’Istat – l’economia non osservata, cioe’ il sommerso e una quota dell’illegalità,  è aumentato di valore, arrivando a 211 miliardi, passando dal 12,4 al 13% del Pil, cioè della ricchezza prodotta in un intero anno. I lavoratori irregolari ammontavano a 3 milioni 667 mila, in prevalenza sul fronte dei lavoratori dipendenti (2,6 milioni), con un tasso di irregolarità del 15,7%, salito di 0,7 punti rispetto al 2013. Ecco, magari sarà involontario, magari la scelta è politica per rispondere alla Lega e al M5s che di Equitalia hanno fatto un capro espiatorio dell’alto livello di tasse, ma il messaggio che è arrivato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa di presentazione della legge di Bilancio, sembrava diretto proprio più a questa parte di Paese che a quella che lavora, produce e paga il dovuto.

Commenti

Post più popolari