La Legge di Bilancio in ritardo record e la manovra in deficit...di trasparenza


      Niente da fare. Cinque giorni in più per la presentazione della manovra alle Camere non sono bastati. E quest’anno la legge che regola come un rubinetto le entrate ed le uscite dello Stato, ma anche molti aspetti concreti della vita dei cittadini, arriverà alle Camere con un super-ritardo: doveva varcare la soglia del Parlamento entro il 20 ottobre, invece il Quirinale ha firmato il decreto che autorizza l’invio del testo solo il 29 ottobre, poche ore dopo averlo ricevuto. Complice il fine settimana e il ponte dedicato al ricordo dei defunti, la sessione di bilancio difficilmente inizierà prima del 2 novembre. I tempi in cui Renzi annunciava in tre mesi di rivoluzionare la P.A, il fisco e la giustizia sembrano davvero lontani. Quasi un contrappasso per un leader che ha fatto voleva dare l'imprinting della velocità alla sua gestione di governo.

     Un testo ufficiale non esiste ancora. E il deficit della manovra non è solo quello aumentato tra le proteste di Bruxelles: c'è anche un deficit di trasparenza. Bisognerà attendere ancora al pubblicazione da parte della Camera dei Deputati. E, se non fosse per i giornalisti a caccia di bozze da raccontare e descrivere, ci sarebbero solo le 70 righe del comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, diffuso dopo il Consiglio dei Ministri. Per comprendere come non possa essere esaustivo basta pensare che le bozze circolate in questi 15 giorni di black out ipotizzavano 122 articoli e l’ultimo testo diffuso dall’Ansa, quello ‘’bollinato’’ dalla Ragioneria dello Stato per certificarne gli effetti economici, conta 104 articoli.

      I tempi di presentazione non sono un aspetto formale. Anzi, mostrano una deriva sempre più opaca nella messa a punto da parte del governo della formazione delle leggi in tema di conti pubblici. Facile immaginare che, in assenza di un testo, ci sia un confronto e magari anche qualche scontro lontano da sguardi indiscreti. E certo, per chi è in grado di far sentire il proprio pressing, è questo il momento da sfruttare. Quest’anno, poi, lo schiaffo nei confronti del Parlamento è particolarmente sonoro: i parlamentari avranno tempi ristrettissimi per l'esame, visto che le Camere dovranno anche chiudere a ridosso del referendum Costituzionale del 4 dicembre.

     Ma il problema vero è quello che nasconde un iter così ‘’riservato’’. Quel che viene raccontato ai giornalisti è che il Consiglio dei Ministri - il cui funzionamento è regolato con precisione da una legge del 1988 che ne fissa i tempi, prevedendo esami preliminari e anche necessità di trovare ‘’concerti’’ nelle leggi che coinvolgono più ministeri - ha approvato un testo aggiungendo la dizione ‘’salvo intese’’. Come dire, abbiamo concordato su tutto, ma qualche dettaglio richiede una piccola messa a punto. In realtà quest’anno il Consiglio dei Ministri si è concentrato solo sulle linee guida, per accontentare le diverse anime del governo, e sulle tabelle dei saldi da presentare a Bruxelles. Per i contenuti ci si è limitati alle slide di Renzi e allo stringato comunicato ufficiale.

      Il ritardo di quest’anno è certo un record, ma segue un trend in atto oramai da qualche tempo. La vecchia legge Finanziaria doveva essere approvata entro il 30 settembre e, contestualmente, presentata alle Camere. Durante la prima repubblica venivano anche fermati gli orologi per rispettare ‘formalmente’ la scadenza, tanto le si attribuiva importanza.  Man mano il governo ha conquistato maggior spazio ai danni del Parlamento. La ‘’legge di stabilità’’ ha mandato in soffitta la vecchia legge Finanziaria nel 2010 e il termine di approvazione e presentazione è stato spostato di 15 giorni, al 15 ottobre. Ma solo Monti è riuscito a rispettare la scadenza.

     Nel 2011 Berlusconi approvò la manovra il 14 ottobre e poi la presentò alle Camere il 20 dello stesso mese. Monti l’anno successivo portò le misure al Cdm il 10 ottobre (in una riunione fiume che si concluse alle tre di notte, con una conferenza stampa surreale durata più di un’ora alla presenza solo di due agenzie e di qualche telecamera Rai) e portò il testo alle Camere il 15. Letta l’approvò il 15 ottobre del 2013 e la consegno il 23, così come Renzi l’anno successivo. Nel 2015 invece la manovra è arrivata il 25 ottobre.
   
       Da quest’anno il calendario era stato ''allentato'' ulteriormente. La nuova riforma delle leggi di bilancio ha mandato in soffitta la legge di Stabilità, che di fatto è stata assorbita nella ‘’legge di Bilancio’’. Il Parlamento, che ha approvato la riforma, ha preso atto delle difficoltà del governo: ha così indicato il 15 ottobre come la data entro la quale le linee guida della manovra devono essere inviate in Europa e il 20 la scadenza per la presentazione alle Camere. IL Cdm ha dato il via libera alla manovra il 15 ma l’invio al Quirinale c'è stato solo il 28 ottobre nel tardo pomeriggio, con un lavorio sulle norme e sugli importi che è durato ben due settimane dopo l'ok.


      Cosa sia successo davvero in questi giorni è difficile da ricostruire. Impossibile sapere quali sono stati gli intoppi o perché siano state fatte alcune scelte (e soprattutto chi ha influito nel processo decisionale). L’unica cosa che si può dire che la prima bozza di manovra, sulla quale i giornalisti sono riusciti a mettere le mani solo una settimana dopo l’ok del Cdm, conteneva 122 articoli, quella approdata al Colle ne conta solo 104. E, in barba alle e-news e ai social network che puntano a rendere più stretto il rapporto tra cittadini e governo, la trasparenza ne soffre un po'.

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