Il premier veloce che sfora il tempo. Legge Stabilità desaparesida fa danni




     Mi ricordo quando per rispettare la legge, che imponeva il varo della Finanziaria il 30 settembre,  gli orologi di Palazzo Chigi venivano bloccati prima della Mezzanotte per rubacchiare qualche ora e rispettare, almeno formalmente, le regole. Poi è venuto il turbocapitalismo  - nel quale un trimestre valeva come un anno - e ho assistito al varo di una manovra Berlusconi-Tremonti in nove minuti.

      Ora si è invece aperta una fase nuova, nella quale la distanza tra il dire e il fare si misura a giorni e le regole - anche se si parla di regole di valenza quasi costituzionale - diventano un optional. Il ddl di Stabilità, che il base alla legge è "da presentare alle Camere entro il 15 ottobre di ogni anno" (legge39/2011, art.2), non è ancora pronto. Il testo - viene spiegato - sarà presentato lunedì al presidente della Repubblica e poi consegnato alle Camere.

      Lo slittamento manifesta una evidente difficoltà che, per un premier che si era presentato con una tabellina che fissava le scadenze per i singoli provvedimenti come un'innovazione, diventa un paradosso. Si superano in negativo le lentezze del passato.

      Questo si traduce in un boomerang di immagine per il Paese, ma è anche un danno di sostanza. Già perché Bruxelles, che ha ricevuto una sintesi della manovra, sta aspettando la concretizzazione reale nel testo e per questo si è calata in un attento silenzio.

     Ma il ritardo fa anche un altro danno, che poi tanto collaterale non è: manifesta l'allergia dell'Italia al rispetto delle regole. E, come direbbe un pedagogo a un qualsiasi genitore alle prese con figli troppo vivaci, se non si rispettano le regole per primi non ci si può attendere che altri lo facciano. Pensiamo un attimo che il governo è il papà e le Regioni i figli....

     A ben vedere è proprio questa indeterminatezza - all'estero direbbero, forse esagerando,  'questa mancanza di affidabilità' - che pesa nelle valutazioni che gli altri partner europei dovranno dare delle nostre scelte, sempre sofferte e mai lineari.

    Ecco perché mi meraviglio che il ritardo passi sotto silenzio per la Presidenza della Repubblica e che i presidenti di Camera e Senato non protestino. Sarà un po' noioso dirlo. Il rispetto delle date per i conti pubblici non è una formalità per vecchi burocrati. Se la legge di Stabilità non arriva al capolinea per il 31 dicembre scatta l'esercizio provvisorio, con danni per i cittadini. E, ora con il ritardo accumulato, Camera e Senato hanno meno tempo per l'esame. Inoltre la manovra non è certo di quelle 'leggere' - tabellari - così come si pensava quando la riforma della Finanziaria ha spostato la data da fine settembre a metà ottobre.

      Il testo ancora non c'è ma voto di fiducia appare già  inevitabile.

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