Renzi-Sindacati, sfida all'O.K Corral. Contratti Nord-Sud e stop mille sigle intorno al tavolo




                    (di Corrado Chiominto)

    Il punto d'arrivo potrebbe essere quello di contratti attenti alle differenti realtà territoriali - una sorta di versione 2.0 delle gabbie salariali paventate nel passato. Ci sarebbero poi tavoli di contrattazione "snelli", dove non siedano più mille incomprensibili sigle sindacali, ma nei quali viene ''pesata'' la  rappresentanza reale di chi contratta e poi firma, impegnando tutti gli altri.
   
     Di certo il guanto di sfida che il premier Matteo Renzi ha lanciato ai sindacati punta su tre snodi - rappresentanza sindacale, salario minimo e contrattazione decentrata - che potrebbero trasformare il confronto in un vero e proprio O.K. Corral.

     La posta in gioco per le organizzazioni dei lavoratori non è da poco. Riguarda il ruolo che potranno e dovranno avere nel nuovo mercato del lavoro. Poi, raccogliere il guanto di sfida, focalizzato su soli tre punti, potrebbe significare sollevare l'attenzione, invece, dal nodo dell'art.18, che proprio il giorno successivo arriva al voto al Senato.

     Insomma la sfida è aperta (anche se la convocazione ufficiale a due giorni dall'invito ancora non risulta arrivata). Una chiave di lettura per i tre diversi temi può allora servire ad orientarsi, sapendo che la dialettica potrebbe portare ad un bilanciamento tra i tre capitoli, alcuni decisamente meno digeribili per le forze sindacali. 
    
     Contratti legati al Territorio: E' certo questo uno dei capitoli centrali per il mercato del lavoro. Per i sindacati è certamente un passaggio urticante: il rischio - reale - è che venga destrutturato il sistema centralizzato su cui oggi si basa tutta la contrattazione. E che possano arrivare contratti differenziati per territorio, 'di prossimità': lo spettro di contatissime ''gabbie salariali'' potrebbe concretizzarsi.
       Gli imprenditori, invece, sognano già ad occhi aperti contratti su misura azienda per azienda. Non è forse questa una delle ragioni che ha portato la Fiat di Marchionne ad uscire da Confindustria, a creare NewCo e far nascere contratti territoriali, come a Pomigliano? Per questo qualcuno parla di ''Modello Fiat''. Ma certo anche Confindustria - è stato il tema più forte dell'ultima assemblea - chiede  di legare i salari ai risultati aziendali.
       Il nodo ha poi una valenza anche internazionale. Se l'attenzione mediatica nazionale è catturata dal totem dell'art.18, a chiedere di ''avvicinare i contratti al territorio e alle aziende'' è stato recentemente proprio il presidente della Bce Mario Draghi nel suo intervento a Jackson Hole. Obiettivo di SuperMario: favorire una maggiore differenziazione salariale.

       Rappresentanza: Addio vecchi tavoli con mille sigle. Le regole sulla rappresentanza serviranno a selezionare chi ha davvero dietro alle spalle le ''deleghe''dei lavoratori. Sul tema Cgil, Cisl e Uil hanno già raggiunto un accordo con Confindustria lo scorso 10 gennaio. E' però una ferita che brucia all'interno della Cgil perchè ha animato lo scontro tra il segretario Susanna Camusso e il leader Fiom, Maurizio Landini. L'intesa - che non è stata tradotta in norme di legge - fissa criteri che danno certezza nei confronti sindacali, anche aziendali (evitando così quanto accaduto in Fiat con la Fiom). E' fissata la soglia del 5% (in un mix tra iscritti e voti) per sedere al tavolo delle trattive e sottoscrivere accordi che, se approvati e ratificati a maggioranza semplice dai lavoratori, valgono per tutti. Sono previste anche sanzioni pe chi non li rispetta.

      Salario minimo E' una delle norme del Jobs act. E' prevista per i lavoratori subordinati e in sperimentazione anche per i Co.co.co. L'Italia e' uno dei pochi Paesi che non ha una soglia minima di salario orario. Ma quanto vale? In Germania è stato a luglio approvato un aumento a 8,5 euro e i socialdemocratici hanno cantato vittoria. Ma ce l'hanno anche la Francia (9,53 euro), l'Olanda, il Belgio, l'Irlanda e la Gran Bretagna. Negli Usa Obama vuole alzarlo a 10 dollari. Renzi, che lo indica già nelle sue proposte durante le primarie, ha sempre detto che è ora necessario ''alzare i salari'' e il salario minimo è uno spicchio di questa strategia. Ma - c'e' sempre un ma - dipende da come sarà applicato.
     In Italia l'unico esempio esistente è quello del cosiddetto ''giusto compenso'' per i giornalisti free lance. Ma i livelli di retribuzione previsti (un esempio, 20,80 euro a pezzo per i quotidiani fino a 12 articoli mese) sono davvero terra terra e le polemiche sono state infuocatissime.  Così il rischio di creare un nuovo bacino di precarietà è più che reale, soprattutto se per il governo il modello tedesco, con i suoi mini-job, rimane il punto di riferimento a cui tendere.

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