Mosca, 16 mln abitanti e zero cartacce. Roma, le vacanze sbagliate di Marino e la teoria delle finestre rotte



   Dodici milioni di abitanti ufficiali, sedici contando anche i non residenti ufficiali, eppure Mosca dimostra che è possibile gestire una metropoli senza avere cartacce in strada, con giardini curati, senza scritte sui muri, con una metropolitana impeccabile -passa ogni 2/3 minuti - e con strade non solo senza buche, ma addirittura lavate di continuo.

   Sarebbe una lezione utile per il sindaco Di Roma Ignazio Marino, una meta giusta per una vacanza istruttiva per un 'primo cittadino', anche in vista del Giubileo che arriva (a proposito Mosca sta potenziando infrastrutture e ristrutturando le principali attrazioni in vista dei mondiali del 2019, e per velocizzare la realizzazione delle opere i pagamenti scattano solo alla fine dei lavori). Per il turista romano, infatti, Mosca è una sorpresa ma anche un colpo al cuore per quello che sarebbe possibile fare e non si fa nella capitale de 'noantri.

     Il segreto è forse nelle tante persone impegnate nella manutenzione: dai giardinieri al lavoro tra le aiuole, al 'guardiano' che c'è in ogni stazione della metro, fino ai camion che l'inverno spazzano la neve e d'estate lavano in continuazione le strade di una città visitatissima ma linda che più non si può. Senza nessuna cartaccia in strada e scritte sui muri.

     Eppure guardando i numeri del personale in forza ai due Comuni il rapporto non sembrerebbe a favore della Città Eterna. Mosca conta su 10.000 dipendenti e sta affrontando un taglio del 30% della forza lavoro. Roma Capitale, in base agli ultimi dati trovati, paga stipendi ha oltre 25.000 persone alle quali si aggiungono altre 37 mila delle società controllate, da Atac ad Ama. Un dato salta all'occhio:dal 2008 ad oggi i dipendenti in forza all'Ama sono saliti da 1.518 a 7.840 (la 'cura' della giunta Alemanno). Certo a Mosca non si fa la raccolta differenziata (ma Roma su questo non può vantare primati), di certo però non si vedono cassonetti, men che meno cassonetti strabordanti, spesso causa della spazzatura delle aree circostanti, alla faccia dei dipendenti vantati.

      Il ritorno dall'aeroporto di Fiumicino al centro città, fa male al cuore per le cartacce che costellano le aiole, i bordi delle strade e i giardini che si incontrano. Ci sono poi prati non tagliati e piante secche un po' avunque.

      Sicuramente esiste anche un problema di cultura e di incuria del cittadino romano. Ma per questo una risposta arriva anche dalla Teoria delle finestre rotte, illustrata nel 1982 in un articolo di scienze sociali dagli studiosi Usa Wilson e Kelling.  La teoria spiega che investendo le risorse, umane e finanziarie nella cura dell'esistente e nel rispetto della civile convivenza si ottengono risultati migliori rispetto all'uso di misure repressive. Al contrario l'esistenza di una finestra rotta (a cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale. Se c'era bisogno di una prova del nove a questa ipotesi sociologica la si trova a Roma.

   Una risposta, però la si trova anche smanettando sul sito del Comune di Roma, li dove, per trasparenza, vengono riportate le statistiche sull'assenteismo (eccoli). Tra aprile e giugno il tasso maggiore di assenza (il 27,3%, tra ferie, malattie, legge 104 e altri permessi) è nel dipartimento organizzazione e risorse umane, dove in pratica ci sono i 317 dipendenti che gestiscono l'ufficio del personale del Comune, o meglio un ufficio del personale fuori dal Comune. 

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