Aldrovandi e i poliziotti che sbagliano. L'occhio al proprio ombelico che avvelena l'Italia





     Non si può applaudire chi ha ucciso. Mai.

     Gli applausi dei poliziotti del Sap ai loro colleghi condannati per la morte del giovane Aldrovandi sono disumani. L’impatto emotivo è talmente forte da cancellare quasiasi altro tipo di analisi. Che invece va fatta.

     La ‘solidarietà di categoria’ - nel caso evidentissimamente superficiale e  malriposta tanto da diventare una logica da branco - è uno dei mali dell’Italia. Un cancro che avvelena la società e trasforma il Paese in tante piccole ‘caste’, molte volte senza più valori, ciascuna in guerra con il mondo che la circonda. E’ così in politica. E’ così nel mondo del lavoro. E’ cosi, in senso lato, nelle diverse strutture ‘intermedie’ in cui è strutturata la società italiana, partendo dalla famiglia e dal condominio, per passare alla squadra di calcio ed arrivare via via a partiti e sindacati. Siamo rimasti l’Italia dei campanili contrapposti, dei guelfi e dei ghibellini.

      E’ questa una delle principali zavorre che frena l’Italia. Ognuno guarda il proprio ombelico. Si è persa – almeno nella percezione globale di una società – la consapevolezza del proprio ruolo, l’orgoglio del compito che ciascuno è chiamato a svolgere.  E' una perdita di valori. Anche perchè il malessere che percorre la polizia non può essere una scusa: è lo stesso malessere che attraversa tante altre categorie. Gli stessi agenti lo sanno perché lo incontrano spesso nel loro lavoro quotidiano, che molti svolgono con dedizione.

     Allora non solo è impossibile giustificare agli applausi prolungati (5 minuti?!?!)  agli agenti condannati per la morte del giovane Aldovrandi, ma  quel  gesto tanto disumano e superficiale, di errato senso di appartenenza, danneggia nel profondo proprio quella che dovrebbe essere l’essenza dell’essere poliziotto: essere al servizio di una comunità. Con determinazione e umiltà.

     Una regola generale andrebbe rispolverata da tutti.  Fare il proprio lavoro, coscienti del ruolo che questo ha in una società, è l’unico modo per dargli valore. E questo in Italia - un Paese all’inseguimento continuo di rinvedicazioni di categoria - l’abbiamo dimenticato.

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