La battaglia delle tasse, le famiglie e l'Irpef che verrà


    Nel cantiere dell'Irpef è suonata la sirena di avvio lavori. Il bonus, che alleggerisce l'imposta più importante del sistema tributario italiano e che per i contribuenti a reddito medio  basso porterà un beneficio di 80 euro in busta paga, imporrà l'arrivo di altre modifiche. Era da molto che un governo in Italia non incideva sul tributo-architrave del Fisco. Ma ora, mossa la prima pietra, è molto probabile che ci sarà un effetto valanga.  Basta guardare a quello che e'  accaduto con l'Imu, averla azzerata sulle prime case per un anno, ha costretto ad una rivoluzione che però, mal gestita, ha comportato e comporterà molte difficoltà per i contribuenti.

     Per l'Irpef lo 'sconto' riconosciuto ai soli lavoratori dipendenti, e nemmeno a quelli a bassissimo reddito, richiederà integrazioni. E non solo per  gli 'incapienti', cioè per i  cittadini a che guadagnano così poco da essere nella no tax area e che in Italia fanno lievitare la percentuale delle famiglie nella fascia di povertà.

     Salirà adesso il pressing delle partite Iva - commercianti, artigiani, nuovi professionisti - ai quali il premier Renzi ha aperto uno spiraglio con un solo, minuscolo, accenno durante la conferenza stampa sul decreto Irpef.

      Ma, visti gli importi dichiarati in media dagli autonomi nelle dichiarazioni dei redditi, per evitare di premiare i furbetti del fisco, l'intervento dovrà essere coordinato con una seria e mirata lotta all'evasione: penso addirittura che la riduzione fiscale debba essere condizionata ai frutti e agli incassi del giro di vite sugli evasori, creando una nuova cultura sociale che rovesci l'attuale interesse ad aggirare l'Erario.

     A far comprendere che nel 2015 l'Irpef potrebbe cambiare faccia radicalmente è la vista corta del nuovo decreto Irpef che non prevede, al momento, lo sconto di 80 euro per il prossimo anno. Non è solo un problema di coperture. Uno sconto Irpef sui dipendenti ha dato alla manovra un taglio di sinistra. Facile immaginare una dura battaglia per un riequilibrio al centro. Le diverse fazioni stanno già schierando gli eserciti.

     Salgono così le quotazioni per un intervento di alleggerimento delle tasse in favore delle famiglie. Ne ha accennato lo stesso Renzi nell'intervista pasquale a La Repubblica. Ma non è solo questione ideologica (o religiosa). Le famiglie sono stato l'unico vero ammortizzatore sociale durante la crisi, sono elemento di riequilibrio dei divari generazionali, ma soffrono il peso di un fisco che non considera, come avviene altrove, il rapporto tra il reddito e il numero  dei componenti di una famiglia, penalizzando così i nuclei più numerosi.

     L'arrivo di un sistema come il quoziente famigliare (che parametra le imposte da pagare anche al numero dei figli, che poi sono il futuro e rappresentano la base per la crescita di una società) ha però un costo elevato, anche di più dello sconto di 80 euro per ora solo promesso. Potrebbe costare tra i 10 e i 15 miliardi. Ed è chiaro che le due scelte non sono compatibili tra loro e che certo, alla fine si arriverà alla riforma globale della più importante imposta italiana.

     Importante sarebbe invece arrivare ad una riforma attraverso una ponderata valutazione degli effetti concreti che le novità producono, non solo per l'impatto mediatico che hanno. Le bugie talvolta hanno le gambe corte. Il quoziente famigliare, ad esempio, riduce le imposte solo ha chi ha un solo reddito molto alto o per le famiglie bireddito dove è alto il divario tra i guadagni di marito e moglie.

     E' un effetto da misurare con attenzione visto che il rilancio dei consumi delle famiglie passa attraverso un aiuto a chi non arriva alla quarta settimana e che forse sarebbe più adeguato un sostegno che miri a rilanciare, anche nella parità di reddito, il lavoro femminile. Ma certo, nell'Italia dei Guelfi e dei Ghibellini, quando si parla di famiglie e di donne è facile che il confronto scivoli dai valori che sono sempre alla base di scelte importanti alle ideologie contrapposte. Che sono poi la rete invisibile di un male nel quale l'Italia rimane intrappolata.

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