Calo tasse. Sul 2015 la spending review non basta. Rischio buco
Il metodo di Matteo Renzi e' chiaro. Fissare un
obiettivo-promessa e impegnare su questo le sorti del governo, così che nessuno
può fare un passo indietro. La regola vale anche per il calo delle tasse, cioè per
quegli 80 euro mensili promessi a partire da maggio per i lavoratori dipendenti
con reddito medio basso.
Il calo delle tasse, e'
chiaro, ci sarà. Per il 2014 - viste anche le urgenze elettorali dovute alla
chiamata alle urne per il rinnovo del parlamento europeo - le risorse sono già
state individuate. Ci sono 4,5 miliardi di tagli alla spesa, con la spending
review, ai quali si aggiungono 1 miliardo di maggiori incassi Iva dovuti al
pagamento dei debiti della P.A e 1,2 miliardi di maggiore tassazione sulle
banche che dovranno rivalutare le quote possedute nel capitale della Banca
d'Italia (e che ora le banche - noblesse oblige - vorrebbero riscaricare sui consumatori con una ulteriore stretta creditizia).
Il taglio delle tasse sarà
strutturale, ha inoltre promesso il premier. In pratica rimarrà anche nei
prossimi anni. Ma l'Europa in questo caso chiede coperture certe e altrettanto
strutturali. E al momento - a leggere il Def e a incrociarlo con i dati diffusi
solo qualche giorno fa dal commissario alla Spending Carlo Cottarelli - le
risorse non sembrano proprio esserci. Lo dice anche la Banca d'Italia, oggi in audizione: ''la spending review non basterà nel 2015''. Bisognerà attendere venerdì per scoprire
come farà il governo a coprire il calo delle tasse.
Gia' perchè al momento, ''i soldi''
non ci sono. Il Def indica per il 2015 la possibilità di ricavare dai tagli
selettivi di spesa fino a 17 miliardi di euro. Ma Cottarelli, parlando in
parlamento solo una decina di giorni fa - ieri invece in audizione sul Def ha garbatamente evitato il tema - ha spiegato che parte di queste
risorse sono già impegnate sul 2015: 1,4 miliardi serviranno ad evitare
tagli lineare previsti dall'ultima legge di stabilita', 3 miliardi sono
utilizzati da decreti successivi (e in caso contrario scatterebbero aumenti di
tasse), altre 6 miliardi saranno dovuti a spese che ogni anno vengono
rinnovate, come quelle per le missioni militari, per il finanziamento della
Cig, da destinare al 5 per mille. Insomma 10,4 miliardi di tagli sono gia'
impegnati.
Ma per ridurre il deficit, e
centrare il pareggio di bilancio nel 2016, il governo prevede sul 2015 anche
una manovra di 3 punti di Pil (circa 4,9 miliardi) da realizzare - viene detto
espressamento - con soli tagli di spesa, in pratica di nuovo con la spending.
Se la matematica non e'
un'opinione dei 17 miliardi iniziali le risorse disponibili rimaste sarebbero
attorno a 1,7 miliardi. Troppo poche per finanziare il calo dell'Irpef.
Addio sconti? Direi che
l'impegno preso da Renzi difficilmente potrà essere disatteso. I capitoli per
evitare che il calo delle tasse rimanga lettera morta ci sono ancora, ma al
momento sono ''dormienti'': c'è il rimpatrio dei capitali e l'accordo con
la Svizzera, che potrebbe dare qualche soddisfazione ma non tante da coprire
interamente lo sconto; ci sono i risparmi degli interessi per il calo dei
tassi; ma soprattutto c'e' la lotta all'evasione che però appare desaparesida
nel dibattito politico italiano.
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