Referendum: calcolatrice batte riforma. Rischio impasse per eleggere il Presidente della Repubblica



   

     
     La riforma costituzionale che andremo a votare domenica contiene un ‘’baco’’  che potrebbe rendere impossibile l’elezione del Presidente della Repubblica, soprattutto se non viene cambiato l’Italicum. Paradossalmente la riforma che punta a dare maggiore efficacia al potere della maggioranza rischia in questo caso di scontrarsi con il possibile veto della minoranza. Rischiano di non esserci soluzioni soprattutto nello scenario di muro contro muro che sembra sempre più caratterizzare il confronto politico italiano: ne’ la maggioranza, ne’ la minoranza hanno la forza di potere di eleggere qualcuno e il meccanismo non garantisce una via d’uscita.

    L’obiettivo ‘’nobile’’ di un Capo di Stato che non possa essere eletto da un solo partito ma richiede un accordo tra le parti si scontra infatti con la matematica e rischierà di creare una vera e propria impasse, al di là delle buone intenzioni. Con il risultato di indebolire uno dei presidi di garanzia della Repubblica.

    Per verificarlo basta prendere una calcolatrice.

    Ecco i conti. Il nuovo parlamento sarà composto da 630 deputati e da 100 senatori: in totale 730 parlamentari. Per eleggere il Presidente della Repubblica serviranno all’inizio i 2/3 dei partecipanti all’assemblea comune (che non avrà più come ora i delegati delle regioni visto che sono rappresentanti nel Senato): sono quindi necessari 487 voti. Dal quarto al sesto scrutinio si scende ai 3/5 degli aventi diritto al voto: servono 438 voti. Poi si passa ai 3/5 dei votanti effettivi: quindi in caso di una minoranza presente in aula i voti rimangono 438.

      Ora incrociamo questi dati con quelli dell’Italicum. La legge elettorale, mentre ci rechiamo alle urne per esprimerci sulla riforma costituzionale, prevede che il partito di maggioranza relativa conquisti 340 voti alla Camera. Al Senato, invece, gli eletti sono 95 (5 i senatori designati dal Presidente della Repubblica) e vengono scelti su colleghi regionali di ampiezza differenziata in base alla popolazione: dalla Lombardia, ad esempio, arriveranno 14 Senatori.

    Il partito di maggioranza, che conta 340 voti alla Camera, per eleggere un Presidente della Repubblica dovrà trovare altri 98 voti che convergano sul nome prescelto, magari sui 100 del Senato. 

    Non sarà facile. Significa di fatto trovare un Senato che vota compatto per il proprio candidato. Impossibile se si pensa che 14 senatori vengono eletti in Lombardia e difficilmente saranno tutti appartenenti ad un solo schieramento.

    L’impasse insomma è dietro l’angolo. 

    Certo non ci sarà alcun problema se tutte le forze politiche concorderanno su un nome - come ad esempio è stato per Carlo Azeglio Ciampi - mentre con le nuove regole non sarebbe più possibile eleggere Napolitano sul colle più alto.
    
    Nel contesto attuale, rappresentato da una contrapposizione urlata, non è assolutamente da escludere un muro contro muro.

    Il ‘ferita’ per la democrazia sarebbe gravissima, visto che il presidente della Repubblica rappresenta un organismo di garanzia e che i poteri di chi rimarrebbe in carica sarebbero ‘depotenziati’: durante il cosiddetto ‘’semestre bianco’’, cioè negli ultimi mesi di mandato, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.

    Un problemino non da poco 

Commenti

Post più popolari