Referendum, mini-guida alla riforma per chi non si interessa alla politica



   (di Corrado Chiominto)

   I governi passano, la Costituzione resta...Un referendum costituzionale può e deve interessare anche chi non è interessato alle dinamiche del confronto politico. I cittadini vengono chiamati a dare il loro consenso alla modifica delle regole più importanti che regolano lo Stato, regole che ne’ una legge ‘ordinaria’ ne’ un decreto legge posso modificare. Ecco perché siamo tutti chiamati a dire la nostra. Ecco perché dobbiamo farlo.
     
   Da qui nasce l’idea di fare una piccola guida, completa e non schierata, per aiutare a comprendere in cinque minuti cosa stiamo andando a votare. E' pensata per chi non ne può più dei confronti nei talk show, delle interviste nei Tg, dei molti libri pubblicati e anche dello spazio dedicato al tema dai giornali. 

   Le modifiche previste alla costituzione che si vanno a votare sono tantissime e, come spesso accade, alcune possono convincere, altre meno. Ma il voto sarà comunque uno solo.
   
    In estrema sintesi le novità che vengono introdotte se passa il Sì sono queste:
   1) la trasformazione del Senato con la riduzione del numero di Senatori che vengono eletti tra i consiglieri regionali;
   2) maggiori ed esclusivi poteri assegnati alla Camera dei deputati, dalla fiducia al premier all’iter delle leggi;
  3) una diversa distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni;
  4) la modifica alcune procedure che coinvolgono i cittadini nella vita politica, dai referendum alla presentazione delle leggi di iniziativa popolare.
   Ma il dibattito si è concentrato anche sull’impatto politico, inevitabile, che il voto avrà sul governo e, in questi ultimi giorni, sui contraccolpi che potrebbe avere sull’economia.

     SGOMBRIANO IL CAMPO, L’IMPATTO SU GOVERNO ED ECONOMIA: Il voto al referendum costituzionale dovrebbe guardare ai contenuti, proprio perché modifica la legge fondamentale che regola la nostra vita istituzionale, i diritti e i doveri. Bisognerebbe avere lo sguardo lungo, pensare che sono regole che riguardano anche il futuro e non solo la volontà a meno di mantenere o far cadere il governo Renzi. Anche perchè, se è vero che vincendo il no il governo potrebbe cadere, non è assolutamente escluso un reincarico, cioè che Renzi possa nuovamente essere invitato dal presidente della Repubblica a fare un nuovo governo, che magari ci porti alle elezioni politiche.
    Sono proprio le difficoltà del quadro politico, che sono anche indipendenti dal Referendum, che potrebbero creare problemi ai mercati prima e all’economia dopo. Ma, come hanno insegnato il referendum britannico per l’uscita dall’Ue (Brexit) e l’elezione di Trump alla presidenza Usa, i mercati risentono dell’incertezza. Dopo il voto tenderanno ad assestarsi.

     SGOMBRIAMO IL CAMPO, NON SI VOTA SULLA LEGGE ELETTORALE: Uno dei temi del confronto ha unito i contenuti del referendum a quelli della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che il parlamento ha già approvato. E’ una legge con tantissimi difetti, a detta di tutti. E ora c’è sul tavolo la promessa di cambiarla.
   Il principale difetto è che consente, anche con un piccolo vantaggio sugli altri partiti, di avere la maggioranza assoluta alla Camera. Chiaramente la legge rimarrebbe pessima con qualsiasi Costituzione. Certo, se vince il Sì e la Camera ha grandi poteri (dalla fiducia al presidente del consiglio alla nomina del presidente della Repubblica) e si rischia un effetto ‘’pigliatutto’’.

    IL SENATO REGIONALE E L'ITER DELLE LEGGI - Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica ma non avrà più 315 senatori. Sarà composto da 100 membri: 95 eletti dai consigli regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Tutti sono concordi che ci sarà qualche risparmio, ma ciascuno con cifre diverse: ma il valore di questa riduzione dei costi è essenzialmente politico (e qualcuno dice che si poteva fare di più in altro modo). Il risparmio economico è limitato: insomma con le risorse risparmiate non si riuscirà ne' a risanare i conti dello Stato ne' a far calare le tasse.
    Non cambia solo la 'tipologia' dei Senatori ma anche il loro ruolo. Non voteranno la fiducia al premier. E ancora: le leggi 'ordinarie' non dovranno più essere approvare da Camera e Senato.

   I ‘NUOVI’ SENATORI, CHI LI ELEGGE E L’IMMUNITA’ - Contrariamente a quanto si dice saranno i cittadini al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori. I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. Uno per ciascuna Regione dovra' essere un sindaco.
    Le nome fanno l’occhiolino a quelle applicate in Germania dove la seconda Camera è fatta dai rappresentanti dei lander. La vera differenza è che in Italia - anche se è sbagliato generalizzare - negli ultimi anni la magistratura ha più volte indagato sui rimborsi gonfiati e truffaldini dei rappresentati regionali, dal Nord al Sud, dalla Lombardia al Lazio.
    Con le nuove norme, i nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l'autorizzazione del Senato. Insomma bisognerà poi saperli scegliere facendo attenzione anche a questo aspetto. Per un periodo transitorio, che qualcuno calcola arriverà fino al 2022, in attesa che ciascuna Regione abbia le proprie elezioni i nuovi senatori saranno designati all'interno di quelli già eletti.

     L’ITER DELLE LEGGI - Approvare una legge così come prevede la riforma - è uno dei temi che divide i fautori del Si e del No - sarà più veloce o c’è il rischio di maggiori conflitti (su questo porterò qualche dato sul blog nei prossimi giorni)? Contrariamente a quanto si pensa, il Parlamento se ha una volontà politica chiara può impiegare pochissimi giorni ad approvare una legge. Il nuovo sistema apparentemente semplifica l’approvazione, ma di fatto apre a rischi di conflitto Camera-Senato. E come sempre tutto dipenderà da come le norme costituzionali saranno calate nella realtà del confronto di tutti i giorni.
      Il  ‘nuovo’ Senato avra' competenza legislativa piena, come accade ora, solo su riforme e leggi costituzionali. Per il resto, in genere, le leggi saranno approvate solo dalla Camera. Ma non sempre. E questo potrebbe creare qualche conflitto tra i due rami del Parlamento. Il Senato, ad esempio, potrà chiedere alla Camera di modificare una legge ordinaria, ma Montecitorio non sara' tenuto a dargli ascolto.  Se pero' si tratta di una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l' assemblea di Montecitorio puo’ respingere la richiesta di modifica solo a maggioranza assoluta.
    Una novità assoluta è invece il ‘’voto a data certa’’. I regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo. In cambio vengono introdotti limiti sui contenuti dei decreti legge.

   MENO FEDERALISMO - Sono abolite le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e tornano allo Stato alcune competenze come energia e infrastrutture strategiche. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potra' approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la tutela dell'unita' giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale”. L’ultima riforma federalista ha fatto crescere le contestazioni alla Corte Costituzione delle Regioni verso le leggi approvate dal Parlamento. Le nuove norme dovrebbero limitare questo pericolo. Vengono poi corretti alcuni difetti che provocano difficoltà soprattutto alle imprese che operano in più regioni.

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E I RISCHI CON L’ITALICUM - Lo eleggeranno i 630 deputati e i100 senatori. Per i primi tre scrutini per l’elezione occorreranno i due terzi dei componenti del Parlamento, dal quarto si scendera' ai tre quinti; dal settimo scrutinio sara’ sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti. E’ uno dei nodi più controversi se non sarà modificata la legge elettorale Italicum. La Camera ha un grosso peso nel votare il presidente della Repubblica (che ha pochi poteri, ma un ruolo di garanzia)  e, secondo alcuni, con la nuova legge elettorale basta poco per avere una maggioranza schiacciante dei deputati. Ma a conti fatti, calcolatrice alla mano - lo scriverò in uno dei prossimi posti - è vero esattamente il contrario: una minoranza di blocco potrebbe non far elettere il presidente della Repubblica, creando addirittura un'impasse.
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     IL REFERENDUM E LE LEGGI DEL POPOLO:  Vengono modificati alcuni poteri dei cittadini in ambito legislativo, ma l’esperienza insegna che l’incidenza reale di queste procedure può essere davvero limitata ed aggirata. Partiamo dal Referendum. Ci sara' un quorum piu' basso se i promotori hanno raccolto 800.000 firme anziche' 500.000: per renderlo valido bastera' la meta' dei votanti delle ultime elezioni politiche, anziche' la meta' di tutti gli elettori. Vengono poi introdotti i referendum propositivi: ma servirà una legge ordinaria per stabilire le modalità di attuazione (insomma ‘campa cavallo…). Cambiano anche le procedure per le leggi proposte dai cittadini: salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Già oggi con il quorum più basso delle 260 proposte presentate tra il 1979 e il 2014 solo 4 ne sono state approvate e solo il 43% è arrivato alla discussione in commissione. Pero' i regolamenti della Camera in base alla riforma dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste. 
    
     LE ALTRE NORME, DALLA CORTE COSTITUZIONALE AL CNEL- Dei 15 giudici Costituzionali, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato. Viene abolito il Cnel, cioè il parlamentino previsto dalla costituzione per dare rappresentanza a lavoratori e imprenditori nella proposizione di leggi (che però non ha mai avuto una reale efficacia). Le Province, poi, vengono cancellate dalla Costituzione: è un atto necessario per abrogarle definitivamente. Un’altra norma riguarda al legge elettorale: viene introdotto il ricorso preventivo alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera; tra le norme transitorie c'e' anche la possibilita' di ricorso preventivo in questa legislatura, quindi anche sull'Italicum.

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