Referendum: su cartelle ed Equitalia un decreto meteora: legge in un mese. A dispetto del bicameralismo
(di Corrado Chiominto)
Il fisco brucia i tempi. E il decreto con la cancellazione di Equitalia e le due sanatorie (su cartelle e 'voluntary disclosure') diventa legge in un mese esatto. In barba al bicameralismo paritario. Dimostrando come anche l'attuale Parlamento - senza bisogno di modificare la Costituzione - può e sa essere efficiente. Una prova reale della possibilità di un iter rapido che mette una pietra su molte delle polemiche del confronto referendario.
Sarà dovuto ai temi trattati ma dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, nel tardo pomeriggio del 24
ottobre, al via libera definitivo al
Senato è passato un mese esatto. Quasi un meteorite. L’esame
del Senato - dall'approdo in commissione all'ok dell' aula - è durato 8 giorni.
Ma come: non si dice in questi giorni che il bicameralismo paritario delle nostre Camere non consente una
veloce gestione dei provvedimenti? Le norme previste dalla riforma
costituzionale, che andremo a votare solo tra due domeniche, non sono certo in
vigore. Ma, nonostante il doppio passaggio parlamentare, il testo originario è
diventato legge in modo rapidissimo. Il vero nodo, infatti, non è nei passaggi parlamentari ma nella volontà politica di approvare un
provvedimento: se c’è questo impulso i lavori delle due Camere diventano efficienti
anche in Italia.
Per una legge ‘’volere è potere’’. E' vero, OpenPolis ha calcolato che in media sono serviti 237 giorni per
approvare una legge (ma la media scende a 172 giorni se la proposta arriva dal
governo) ma è anche indiscutibile che ci sono leggi lepri e leggi lumaca: sopra i 1.000 giorni di discussione ce ne sono solo 8 approvate.
Il decreto
fiscale collegato alla manovra ora in discussione – invece – non è stato nemmeno il provvedimento con i tempi più brevi. Vi ricordate i decreti delle manovre di Monti?. Ma anche in questa legislatura ci sono voluti solo 13 giorni per le
norme sul fondo di risoluzione unico del trattato Ue e 22 giorni per decidere
la partecipazione alla missione Eunavfor Med per il salvataggio dei migranti
nel mediterraneo. (leggi http://blog.openpolis.it/2016/10/19/referendum-leggi-veloci-leggi-lente/10661).
Il dl fisco, a conti fatti, sale sul podio per un soffio. Prende la medaglia di bronzo superando di soli 4
giorni due altri decreti: quelli per la
partecipazione alle missioni militari e per introdurre il processo
amministrativo telematico (Pat)
Gli strumenti per rendere veloce il cammino parlamentare ci sono. Già oggi maggioranza e opposizione possono concordare su un calendario, possono mettersi d'accordo su
quelle che sono le regole del gioco del confronto. La gestione dell'iter, poi, prevede la possibilità
di avere tempi contingentati (cosa possibile ad esempio per le norme collegate
alla manovra) , la selezione degli emendamenti in base a criteri effettivi (per
un decreto, ad esempio, per tutte le proposte che non rientrano nei temi
trattati e per quelle che non hanno la sufficiente copertura) e poi il voto di fiducia in aula. Tutte regole
parlamenti che hanno l’effetto di un scure decisa sui tempi.
Eppure i temi
trattati dal decreto hanno animato lunghe discussioni politiche – da Equitalia alla sanatoria che cancella
interessi e sanzioni sulle cartelle fino a tutto il 2016 – e gli emendamenti
non sono mancati: le proposte di modifica arrivate il 4 novembre in commissione
Bilancio alla Camera, erano circa 1.000. Ma ne sono state selezionate circa 300
che la commissione ha approvato in soli tre giorni di lavori. Poi il resto è
andato avanti con voti di fiducia.
Semmai, qualche
spunto interessante può darlo l’esame dei tempi impiegati dal governo per
rendere noto il decreto. Approvato il 15 ottobre in Consiglio dei Ministri il
testo ha avuto la qualifica di desaparesido per 9 giorni, prima di approdare in Gazzetta Ufficiale. Per ironia della sorte è stato più ‘’bravo’’
il Senato. Ha fatto tutto in soli 8 giorni. Una rasoiata non solo sui tempi del
provvedimenti ma anche, forse, sui tanti blabla che caratterizzano l’infuocata
battaglia referendaria sul referendum costituzionale.
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