Riforma Pa dopo stop Consulta. Al Paese serve una nuova P.A, e forse non solo...

(di Corrado Chiominto)

   A) L’importanza di riformare la P.A ma il concreto rischio di un effetto ‘’Tacabanda’’, cioè di una gestione eccessivamente centralizzata (e questo non significa più efficiente). B) La necessità di trovare un giusto equilibrio tra una decisa volontà di cambiamento e l’importanza del rispetto delle regole che, in democrazia, richiedono pazienza e confronto. C) L’incapacità del governo di comprendere che le riforme non si fanno solo varando norme, ma rendendole applicabili. D)Il ruolo della Corte Costituzionale, difficile da criticare perché rappresenta un importante presidio di garanzia del Paese, che questa volta ha forse superato le proprie competenze: overruling, lo chiamano i tecnici. E) E soprattutto, la paura che, in vista del referendum costituzionale, possa crescere una ‘’bolla’’ di strumentalizzazione politica, una lente deformata per leggere e comprendere correttamente la realtà.

     Sono le riflessioni che nascono dalla decisione della Corte Costituzionale di ‘’bocciare’’ alcune norme attuative della riforma Madia della Pubblica Amministrazione: il governo - ha detto la Consulta - nell’iter di approvazione, non ha cercato un’intesa con i rappresentanti degli enti locali ma si è limitato a raccogliere un loro parere.

     Dal mio osservatorio privilegiato della redazione economica dell’Ansa ho seguito con attenzione questa riforma, anche quando le notizie non hanno ‘’bucato’’ sulle pagine dei quotidiani. E penso che qualche chiave di lettura possa aiutare ad entrare ‘’DentroLeCose’’, come appunto richiede questo blog, superando la sensazione soffocante - e ora fortissima - che l'Italia sia un Paese inamovibile, attento solo a guardarsi l'ombellico.

      A) RIFORMA P.A, IMPORTANTISSIMA MA NON SENZA CRITICITA’. Sul questo blog (leggi sulla riforma della dirigenza, tra burocrati e cavilli,  e sul rischio Tacabanda di un potere troppo centralizzato sul premier) ho posto l’accento soprattutto sulle criticità della riforma, perché penso che il dovere di un giornalista sia quello si sollecitare miglioramenti ed avvisare dei pericoli. E’ vero, la riforma centralizza molti poteri e sui dirigenti arriva una scure che vuole proporre un drastico ricambio generazionale (quasi una debellatio)  ma che fa di tutta l’erba un fascio rischiando di cancellare importanti professionalità.

    Ma la riforma della pubblica amministrazione è importantissima. Nessun dubbio. L’elefantiaca macchina amministrativa dello Stato, dagli enti locali ai ministeri, richiedeva e richiede una decisa messa a punto. Una trasformazione che, anche in termini organizzativi, segni un passaggio alla modernità. Non si tratta solo di trasformare polverose scaffalature in archivi computerizzati e le code allo sportello in veloci password per accedere ai servizi su internet. Serve di più.

     Anche se non ha scaldato il dibattito politico - ma solo quello sindacale - la riforma della P.A è uno dei provvedimenti su cui è più alta l’attenzione degli osservatori internazionali. Su quella si misura l’efficacia e l’efficienza di un Paese, anche del nostro. Meno burocrazia aiuta ’economia a crescere e a creare lavoro. E non c’e’ dubbio che togliere le incrostazioni fosse necessario. Superati alcuni aspetti problematici, una riorganizzazione dello Stato avrebbe portato anche risparmi sui conti pubblici (pensate al taglio delle ottomila società partecipate degli enti locali, un vero e proprio poltronificio che non si riesce a disboscare).

    B-C) DEMOCRAZIA E’ CONFRONTO, NON BASTA UNA LEGGE PER RIFORMARE. Per un reale cambiamento del Paese è necessario che le norme scritte su una legge vengano assorbite ‘’culturalmente’’ dalla società. E, prima ancora, che trovino una attuazione certa. Ci sono norme previste dalle manovre di Monti che non sono ancora state attuate, per lentezze amministrative, ma anche perché non bastano due righe per cambiare un processo.
    
      Questo è ancora più vero per una riforma che deve modificare l’’’abito’’ di un Paese. Ecco perché è necessario il confronto. Sia quello con le Parti Sociali - che il presidente del Consiglio Matteo Renzi considera probabilmente fuori moda - a quello con gli altri corpi intermedi della società, come gli enti locali. Come si poteva pensare che le amministrazioni locali, che pure qualcosa valgono come rappresentanza e impegno, potessero non intervenire nella definizione di un processo che le coinvolgeva appieno? Con tutti i limiti che questo comporta e’ l’unica strada, quella obbligata, affinché un cambiamento entri nella società. Penso che questo sia stato un errore politico importante di Matteo Renzi.

      Questo allunga i tempi? Non è vero. La riforma della pubblica amministrazione, che il Renzi neo-premier aveva annunciato in pochi mesi, ha visto passare quasi un anno dal tempo della sua approvazione e mancano all’appello ancora alcuni decreti attuativi, nonostante su queste norme il confronto - almeno quello fatto alla luce del sole - sia stato prossimo allo zero.

     D) LA CORTE COSTITUZIONALE, UNA GARANZIA CHE PERO’ NON GUARDA LONTANO. Criticare, e così indebolire, uno degli organi di garanzia del nostro Paese è pericoloso. Ma non per questo non si possono individuare criticità nelle scelte che talvolta la Consulta fa. La scelta di rimarcare che sulla riforma Madia fosse necessaria un’intesa, e non solo un parere, da parte delle autonomie locali (in particolare delle Regioni), è stata presa a pochi giorni da un referendum chiamato a votare una norma - già approvata dal parlamento - che punta a ridimensionare i ‘poteri’ di veto delle amministrazioni locali. La Corte Costituzionale, che su alcune decisioni ha rinviato l’analisi in attesa del voto, su questo aspetto è invece intervenuta quasi a gamba tesa, a pochi giorni dal voto e, soprattutto, in presenza di norme costituzionali che - è vero non sono in vigore - ma sono state votate dal Parlamento con doppia lettura. Di fatto la sentenza sembra imporre sulle scelta legislative del Parlamento che ha un impatto locale, una ‘’preventiva’’ intesa con le amministrazioni territoriali.

    La nostra Costituzione è considerata la più bella del mondo anche perché i suoi valori sono in grado di trovare un’ adeguamento ai tempi, ‘’respirando’’  i cambiamenti del costume che declinano in modo diverso l’attuazione dei valori. In questo caso - ma ad esempio anche per le norme sulle Pensioni - la Corte ha reso ancora più rigida una norma, limitando proprio questo processo di ‘’ossigenazione’’ che la nostra Costituzione. Un errore, che sembra quasi profilare un’invasione di campo rispetto alla Politica, quella con la P maiuscola.


     E) RISCHIO STRUMENTALIZZAZIONI DA REFERENDUM: Il terreno su cui si muove la riforma Madia e quello delle scelte fatte dalla Corte Costituzionali, è fragile che richiede un approccio attento alle valutazioni. L’enfatizzazione tranchant del dibattito pre-referendario potrebbe fare danni. La riforma P.A è importantissima,  contiene alcune norme che modernizzano il Paese - anche se vince il No - ma al suo interno prevede anche alcuni rischi di centralizzazione e, nella valutazione dei dirigenti, rischia di cancellare importanti professionalità, di non saper distinguere il bimbo dall’acqua sporca. E questo è vero anche se vince il Si. 

       La morale della favola: Al Paese serve un' amministrazione pubblica moderna, al passo dei tempi,. Ma a guardare la confusione di ruoli che c'è nel Paese e come da ogni parte si tirino per la giacchetta i cittadini, forse non basta...

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