Spread tra annunci e fatti ancora elevato. Ma calo tasse ci sarà






    Lo spread tra il calo delle tasse annunciato dal Premier Renzi e le norme approvate dal Consiglio di Ministri è altissimo. E - in aggiunta - in una sola notte la riduzione è slittata di un altro mese rispetto all'intervista rilasciata a Repubblica nella quale lo stesso presidente del consiglio annunciava sconti fiscali già nella busta paga di aprile.

     Ma l'impegno preso in modo così solenne di ridurre di 1000 euro l'Irpef per chi guadagna meno di 25.000 euro l'anno, cioè meno di 1.500 euro netti al mese, è tale che difficilmente il governo potrà fare dietrofront. Il calo delle tasse ci sarà e vale più del "contratto con gli italiani" che Silvio Berlusconi firmò a Porta a Porta. Così lo slittamento di un mese - anche se mette un po' di polvere tra l'astratto volere e il pratico agire - non è sine die.
   
      Maggio è vicinissimo. E non è solo il mese delle rose. E' il mese delle elezioni europee e gli italiani, gli stessi che riceveranno o meno lo sconto in busta paga, sono chiamati a mettere la scheda nell'urna. Per Renzi sarà il primo vero e proprio test, fuori dai confini delle primarie del Pd. Fallire sul fisco sarebbe un suicidio politico.

     Ci sono poi alcune novità di rilievo che, superato l'impatto di una presentazione che talvolta ha sfiorato i toni dell' imbonitore, non sono certo da poco. Arriva - sempre a maggio -  un calo dell'Irap del 10%. Probabilmente alzando la soglia di esenzione. Questo aiuterà i piccoli imprenditori. Le risorse, che valgono 2,6 miliardi, non proprio bruscolini, arriveranno da un aumento delle tasse dal 20 al 26% delle rendite finanziarie, che però non toccherà Bot e Btp. Una novità che riequilibra una tassazione che oggi è fortemente spostata sul lavoro e poco sulla finanza: in se una piccola rivoluzione.

     Ma la valutazione su Renzi non può prescindere dalle modalita' di comunicazione.  L' immagine del premier fiorentino, però, non ne esce rafforzata. La conferenza stampa troppo lunga, i toni leggeri, le slide e i numeri non sempre così chiari non hanno mostrato un Renzi a proprio agio. Il Matteo nazionale è sembrato imprigionato nel proprio stereotipo più artefice di un nuovo stile di comunicazione. Ma l'Italia che esce da i 20 anni di Berlusconi è indubbiamente vaccinata anche a questo. Il giudizio - c'è da giurarci - lo baserà su quel che riuscirà davvero a fare, su come ridurrà lo spread tra gli annunci e i fatti che arriveranno concretamente.

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