L’Italia equilibrista sul filo, tra crescita e stagnazione.
I
L’Italia
si e’ fermata ancora, anzi non e’ mai partita. Il nuovo calo dell’economia –
con il Pil di nuovo in contrazione, anche se di un sottile 0,1%, nel primo
trimestre del 2014 – fotografa un Paese equilibrista, che cammina sul filo e
che rischia ogni momento di perdere il passo e dover cominciare dal principio.
Il
Paese, abbaiato dalla logorrea della politica, appare perennemente sull’orlo
della tempesta perfetta. Non riesce a guardare la realtà: bastava leggere il dato
sul crollo della produzione industriale a marzo per intuire facilmente un nuovo
calo dell’Economia. Nei talk show, invece, il messaggio passato è che l’Italia
quest’anno crescerà dello 0,8%, anzi di più. Invece sono tre trimestri che gira
attorno allo zero e dopo aver toccato il fondo non riesce a rialzarsi. (economicamente
siamo tornati all’inizio del 2000 cancellando i progressi di 14 – dico quattordici
– anni) . L’economia non riesce nemmeno a fare quel balzello che gli operatori
di borsa chiamano, con un’immagine chiara, il rimbalzo del gatto morto.
I mercati sono impietosi. E il pericolo è
dietro l’angolo. Basta guardare cosa è accaduto subito dopo la diffusione del
dato Istat.
La borsa ha virato in negativo. Lo spread è tornato a salire
mettendo sotto pressione i titoli azionari delle banche, che ha dato nuova
spinta al differenziale Btp-Bund. Un avvitamento che alla fine ha lasciato sul
terreno, in una sola giornata, 17,6 miliardi di risparmi. Inutile dire che sono
risorse in meno per i consumi, che a loro volta peseranno sul Pil…e vai così.
Riperso
l’equilibrio, il Paese dovrà tornare a concentrarsi e a ripartire dall’inizio
del filo. Il calo del Pil
sembra quasi un pizzicotto ad un Paese imbambolato. Perché il Pil è tornato a
calare? Nessuno si sbilancia nell’analisi, proprio perché le cause sono molte…difficile
elencarle tutte.
L’Italia non
cresce:
Perché un cambio di governo rappresenta sempre
una discontinuità che richiede tempo per riavviare la macchina amministrativa.
Perché la maggioranza che sostiene l’esecutivo
è sempre debole e troppo variegata per attuare politiche che abbiano una
direzione precisa.
Perché il governo
non ha la delega dell’elettorato e deve ora ricercarla a posteriori in una
competizione elettorale spuria, che dovrebbe riguardare l’Europa.
Perché nonostante si parli di pagamenti dei
debiti della Pa il decreto che dovrebbe dare ulteriore slancio è arrivato da
poco e dovrà prima essere approvato per trovare una attuazione concreta.
Perché del jobs act di Renzi – con il suo contratto unico e l’assistenza
per tutti i lavoratori che perdono il lavoro - per ora è arrivata solo un’ulteriore
deregulation dei contratti che facilita le imprese ma crea ulteriore incertezza
a chi lavora (e consuma).
Perché il bonus
di 80 euro al momento è solo per il 2014, non è strutturale, e solo con le certezze ripartono i consumi
Perché non è
facile tagliare gli sprechi (a proposito quanti sottosegretari hanno iniziato
ad andare a piedi?) ed è impossibile farlo in pochissimo tempo.
Perché il Paese e’
un po’ come uno struzzo, che preferisce mettere la testa sotto la sabbia pur di
affrontare i problemi. Non riesce a diventare un Paese normale, soprattutto per
la mancanza di responsabilità della classe dirigente. Un esempio sono le
aliquote della Tasi che solo 1.000 comuni su oltre 8.000 hanno deliberato a meno
di un mese dalla scadenza: si preferisce creare caos, piuttosto che dare
certezze, perché muovere una tassa impopolare sotto elezioni potrebbe essere
penalizzante per i diversi partiti.
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