Renzi e l'insofferenza per il guardalinee. Ma vogliamo un Paese normale?
Il Renzi che accusa di falso i funzionari del servizio Bilancio del Senato è un calciatore che, sotto i riflettori per la sua capacità di fare dribbling, prende a parolacce il guardalinee. Il premier/cannoniere ha il compito di spingere in rete il pallone della crescita, i tecnici/guardalinee - di certo ai bordi del campo ma non meno importanti - devono aiutare al rispetto delle regole del gioco fissate da un regolamento tutto particolare: la costituzione italiana. E' lo stesso regolamento al quale il goleador Matteo, prima di scendere in campo, ha giurato di attenersi.
Sarà l'irruenza dell'età - i Romani però l'incontenibile Matteo l'avrebbero già definito vir - o forse il clima elettorale. Ma preoccupano un po' le accuse, nemmeno troppo motivate, fatte da Renzi all'Ufficio Bilancio del Senato, reo di aver - come è nel suo ruolo - compilato il suo dossier sulle coperture del decreto Irpef.
L'ufficio Bilancio del Senato, per spiegarlo a chi non lo sa, è composto da un gruppo di funzionari altamente qualificati, dei veri civil servant, che in tempi rapidissimi esanimano ed elaborano valutazioni tecniche su tutti i progetti di legge e i decreti arrivati all'esame della camera alta. Con due sole bussole - la Costituzione e il regolamento del Senato - tutte e due con l'ago puntato all'obiettivo del rispetto della copertura finanziaria dei provvedimenti presi. Aiutano i parlamentari a comprendere e prendere decisioni 'politiche' sì ma consapevoli.
Un esempio? Nel decreto, tra le fonti economiche, viene indicata anche la lotta all'evasione, senza che ci sia uno strumento che possa far presagire i maggiori incassi, stimati però rispetto ad una tendenza che appare coerente con le aspettative e i trend economici. Si tratta più di una parola data che di una misura contro gli evasori. I tecnici, nel loro linguaggio, lo hanno rilevato. Non potevano e non dovevano fare altrimenti. Non hanno certo messo in forse che ci sarebbero stati gli 80 euro in busta paga, ma solo che in futuro potrebbero esserci difficoltà a far quadrare i conti.
L' accusa di analisi falsa, fatta in Tv, da Renzi è una vera scorrettezza. La risposta via tweet con la foto della busta paga è un artificio tutto retorico: non mostra che le coperture ci sono.
Un vero leader è quello che sa dare credibilità ai propri obiettivi, ma è soprattutto quello che riesce a coinvolgere su una visione, con carisma. E l'attenzione che in democrazia si deve al confronto delle istituzioni - soprattutto per un'Italia che si regge sull'equilibri di poteri bilanciati tra legislativo, esecutivo e giudiziario - non è solo questione di forma. Non può valere una battuta pre-elettorale durante una trasmissione Tv.
Tornare al rispetto dei ruoli, con un confronto magari anche aspro ma leale ed istituzionale, servirebbe proprio a cancellare lo scontro rabbioso che negli ultimi 20 anni ha messo in tensione, e a rischio, la nostra democrazia.
Sarebbe un modo per ricostruire un Paese normale, l'Italia del futuro.
il dossier del servizio bilancio sul decreto Irpef
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