Da slogan ad hashtag, sindacato da cambiare. Non da cancellare





     Due cose sono certe. Il sindacato non è al passo con i tempi e va cambiato. Un'Italia senza sindacato sarebbe un'Italia peggiore.

     Al Paese serve un sindacato rinnovato e non da cancellare. È in atto infatti una revisione al ribasso delle conquiste effettuate dai lavoratori, con modifiche che incidono anche sui diritti reali. E mettere il sindacato all'angolo non aiuterebbe nessuno.
 
      Ma certo alle organizzazioni rappresentantive di tutte le parti sociali è richiesta la capacità di sapersi confrontare con una realtà  profondamente cambiata. Soprattutto di saper declinare in modo nuovo valori e diritti, anticipando e guidando il processo di cambiamento.
 
    Passare dagli slogan agli hashtag è certo utile, ma non basta.  In un contesto profondamente mutato, nel quale la crisi non solo ha spazzato via migliaia di posti di lavoro ma ha inciso profondamente sul contesto sociale, il sindacato appare ora come un pugile che ha perso lucidità. Manca di strategia. Riesce a mettere a fuoco solo pochi grandi temi, ma barcolla. Non detta l’agenda, la subisce.

     Il quadro sindacale appare desolante. Il numero degli iscritti (in rapporto ai lavoratori) langue. L’arma degli scioperi è spuntata. La concertazione oramai e’ morta e sepolta. E il governo monocratico di Matteo Renzi, rischia di assestare il colpo decisivo che potrebbe mettere la rappresentanza delle categorie a knock out.

       Il disprezzo che il premier Matteo Renzi mostra nei confronti delle parti sociali, rivendicando il proprio ruolo di rivoluzionario e indicando i sindacati come zoccolo duro di un’Italia che non vuole cambiare, è certo ingeneroso. Ma coglie l’essenza del pensiero comune e anche il ruolo nel quale il sindacato si è relegato.

      Non basta l’analisi anagrafica dei grandi leader fatta da Geremicca su La Stampa a spiegare la necessità di cambiamento.  Luigi Angeletti è alla guida della Uil da 14 anni (non c' era ancora l' euro...), Raffaele Bonanni è segretario della Cisl da otto e Susanna Camusso dirige la Cgil da quattro anni. Serve invece la capacità di essere attori attivi, propositivi e anticipatori della realtà in cui ci si muove.

      Un sindacato moderno per essere strumento di tutela degli interessi dei lavoratori deve avere capacità di elaborare soluzioni e ideare percorsi. Come? Trasformando i propri centri studi studi da strumenti di elaborazione per valutare scelte fatte da altri, a strutture di elaborazione strategica che sappiano unire idee a dati. Team di cervelli che devono avere allo stesso tempo lo sguardo lungo ma i piedi ben piantati nella realtà.

     Addio pesanti riti del confronto sindacale, con tavoli dal numero indefinito di protagonisti. I tempi richiedono meccanismi più agili ed incisivi per incidere nel dibattito. Il premier chiede di scrivere a Rivoluzione@governo.it? Idee e proposte possono trovare spazio solo se ben supportati da analisi economiche e visione strategica.

    E’ poi necessario avere la forza e la credibilità per proporre la propria visione, imponendo con la cultura più che con la protesta. Lo sciopero è oramai, quasi sempre, un’arma spuntata che danneggia il lavoratore. Strumenti di lotta nuovi possono invece arrivare dalla rete, uno strumento sul quale la politica si muove con grande agilità e che invece il sindacato utilizza, ma senza l'incisività e la freschezza che la rete consente.


     La sfida più importante riguarda però la capacità di raccogliere nuovi iscritti, che poi rappresentano forze nuove per idee ed energia. Per questo bisogna saper offrire servizi moderni, non solo tutele legali. Ci sono da affrontare - per elencare qualche capitolo - la sfida della formazione e lo spazio infinito della consulenza in un mondo sempre più complesso (e non solo per il fisco),  la necessita di un fecondo confronto internazionale e la tutela attiva della salute. Tutti tasselli di un unico grande mosaico rappresentato dalla quotidianità del lavoratore. Solo così il sindacato potrà riconquistare spazio nella società. Con lo sguardo lungo volto al futuro.

Ps. Ovviamente quello che ho scritto vale anche per il sindacato dei giornalisti


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