Competitività: Italia in coda al mondo per tasse e burocrazia. Ma il Wef ha ragione?


   

    
     (di Corrado Chiominto)

     La competitività dell'Italia è inchiodata. Il Paese rimane fermo alla 49/ma posizione su 144
Paesi. Viene sorpassato da Lettonia e Portogallo. Rimane dopo Oman e Turchia, lontano oltre quindici posizioni da Cile e  Porto Rico, a distanze siderali dalla Germania (quinta) e Regno
Unito (nono).

      Il World Economic Forum ha emesso il suo verdetto.(ecco il report). Il foglio excell che contiene tutti i parametri è davvero intricato. Incrocia 144 Paesi, ne valuta numerosi aspetti che poi riassume in 11 macro categorie. A tutto viene dato un voto. I paragoni, i confronti, i sorpassi sono manna per i titoli dei giornali. Ma, a scorrere tutti i dettagli qualche dubbio viene. Possibile che l'Italia sia penultima al mondo - 143/ma su 144 - per la normativa fiscale di incentivo agli investimenti? E che risulta sempre allo stesso livello per gli incentivi fiscali al lavoro, superando solo il Venezuela? (ecco il report e i principali indicatori sull'Italia)

       Su questi due aspetti, ad esempio, il governo - già da qualche anno - prevede specifici interventi: i bonus per i neo assunti, che vengono modulati anche tenendo conto delle regioni del Sud, sono certamente un incentivo alle assunzioni. Ma anche per le imprese e' stato introdotto oramai da qualche anno un meccanismo che si chiama Ace, che favorisce le imprese che investono su se stesse, aumentando la capitalizzazione. Il Wef non sembra tenerne conto.

       Al contrario l'Italia beneficia di un voto massimo (e' al primo posto) per l'inflazione. I dati certo guardano al 2012, ma ora e' chiaro che l'Italia e' in piena deflazione. E che questa e' una vera e propria trappola per salari, consumi e crescita economica. Con contraccolpi sui conti pubblici. Possibile considerarlo un indicatore positivo per la competitività?

     Insomma qualche dubbio viene.  Anche sulla classifica generale dei diversi Paesi. La Svizzera, dove il Wef ha la sede, rimane al primo posto da 6 anni. Ma allora perchè la Fiat e Lottomatica (ora si chiama Gtech) hanno scelto di portare sede legale in Olanda e fiscale in Gran Bretagna. Qualcosa non quadra. I Paesi più avanti in classifica, poi, sono quelli di cultura anglosassone, più vicini al mood che da sempre viene impersonificato dal World Economic Forum

       La criticità emerge piu' nella misurazione dei fenomeni che nell'individuazione dei fattori problematici. Allora appare più che credibile che c'e' un poker di ostacoli che appesantisce chi vuole fare affari: c'è l'inefficienza della burocrazia, il livello delle aliquote fiscali, le difficoltà di accesso al credito e la regolamentazione restrittiva sul lavoro.

       Il World Economic Forum ci piazza penultimi  per l'efficienza nella soluzione delle cause legali ma anche per la trasparenza nelle scelte di governo, per l'efficienza degli incentivi fiscali verso investimenti e per la capacita' che il fisco ha di aiutare la creazione di posti di lavoro. Pesa la regolamentazione governativa (142/mi su 144) e  la normativa per le pratiche di assunzione e licenziamento (141/mi). Per quest'ultimo capitolo dietro di noi c'e' solo lo Zimbabwe, il Sud Africa e il Venezuela. Sempre in coda sono: la fiducia dei cittadini verso i politici, la facilita' di accesso al credito e lo spreco della spesa pubblica (tre capitoli al 139/mo posto). Mentre, per il livello delle aliquote fiscali, il Paese e' 134/mo, solo dieci posizioni dal fondo.

    Allora come si arriva al 49/mo posto della classifica generale?  A bilanciare sono altre voci. L'Italia e' prima al mondo per sviluppo di reti d'impresa e anche per l'inflazione. Va non male anche nella hit per il numero dei giorni necessari per aprire un'impresa (21/mi al mondo) e sui dazi per il commercio (quinti).

      Ma, in barba alle lungaggini burocratiche e al fisco idrovora, l'Italia rimane comunque e sempre il Belpaese nel quale, magari, non è bene investire, ma dove e' bello vivere. Chi lo dice, sempre il Wef.  Conquista infatti due invidiabili posti nella classifica di alcuni indicatori ''strategici'': il quarto per la Salute e il terzo per l'aspettativa di vita. Scusate se è poco.

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