I decreti legge a ''urgenza differita'' e la Costituzione tradita. Una nuova anomalia




 

     (27 dicembre 1947 - Enrico De Nicola firma l'atto di promulgazione della Costituzione)


  (di Corrado Chiominto)

  La distanza tra parole e fatti tavolta può essere racchiusa nei numeri. Questa volta il numero è di quelli a forte potere scaramantico: 13. Già perche’ sono tredici i giorni impiegati da due importanti decreti, quello di riforma della giustizia civile e quello con le norme ‘’Sblocca Italia’’ che dovrebbe rilanciare gli investimenti,  per uscire dal Consiglio dei Ministri e varcare il portone del Quirinale così da ottenere la firma del capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.


  Non e’ un dettaglio, anche se la notizia è passata in sordina sui grandi quotidiani. Non è un dettaglio per due ragioni. La prima politica, l’altra – apparentemente tecnica – di democrazia del diritto.

    Paroloni? Macchè. Le regole in democrazia hanno un valore, perché quando danno un potere prevedono un contrappeso. L’emanazione di un decreto legge, che affida al Governo la possibilita’ di imporre immediatamente norme con un assenso (o modifica) solo a posteriori del Parlamento, e’ uno di quei momenti nel quale il filo degli equilibri democratici è più sottile. E ogni forzatura può diventare pericolosa. Ma soprattutto, se il decreto impiega tanto tempo per diventare pubblico dopo la sua approvazione, viene il dubbio - non c'è bisogno di essere complottisti - su cosa è stato approvato e chi, dopo, ci abbia messo le mani.

    1) Non e’ un dettaglio per ragioni ‘’politiche’’. Già perchè questa opacità nei tempi fotografa benissimo la difficolta’ tra il volere e il realizzare. Gli ostacoli che l’attuale governo incontra a passare dalle idee annunciate alla loro concreta attuazione pratica. Colpa dell’ottusa Ragioneria dello Stato e dei burocrati che frenano? A me la colpa sembra più di una superficiale attenzione del governo. Eppure i due decreti legge sono importantissimi, di quelli più richiesti dagli osservatori internazionali: quello sulla giustizia civile dovrebbe correggere il ‘’ricorsificio’’ che consente a tutti di tentare liti temerarie, con poche possibilita’ di successo ma la sicurezza di mettere sabbia negli ingranaggi della controparte; quello ‘’Sblocca Italia’’ servirebbe a creare infrastrutture e anche a rilanciare gli investimenti, che sono proprio il capitolo economico che più pesa sul Pil, più dei consumi.
   
   2) Non è un dettaglio per ragioni di ‘’democrazia del diritto’’. E a me sembra gravissimo. Si è discusso quando Berlusconi-Tremonti annunciavano l’approvazione di una manovra in pochi minuti, tanto da far pensare che non si era andati oltre la copertina, e quando il Quirinale ha stigmatizzato l’abitudine che si stava consolidando di usare i decreti per inzeppare nell’ordinamento ogni tipo di norma (i cosiddetti decreti legge omnibus).

    Ora appare evidente un altro ''vizio'' normativo.  Sembra infatti che la decisione del Consigli dei Ministri sia diventata meramente formale. C’e’ – così si dice tecnicamente – l’ ‘’approvazione salvo intese’’. Di fatto il vero decreto viene discusso poi, in altre stanze, con l’effetto di dare proprio alla burocrazia tecnica un potere di veto a posteriori. Nasce una sorta di ‘’decreto legge a urgenza differita’’. E nessuno sa cosa accade in quel lungo lasso di tempo che passa tra l’approvazione in Consiglio dei Ministri e l’arrivo del provvedimento in Gazzetta Ufficiale. Ma chi ha il potere di controllo su questo momento? Non certo il Quirinale che, a differenza di una legge che può essere rinviata alle Camere, per il decreto legge può solo attuare una rapida valutazione di costituzionalità e firmare.

    Il Quirinale al momento ha fatto trapelare un po’ di irritazione per i tempi troppo lunghi tra approvazione e l’arrivo del testo al collo. Interverrà esplicitamente sul tema? Difficile dirlo.

    Ma la dilatazione dei tempi rappresenta un vero e proprio tradimento della Costituzione. Gia’ perche’ la nostra Carta (all’articolo 77) pone l’accento sul fatto che i decreti legge debbano avere i crismi di necessità e urgenza, spiegando che il governo deve ''il giorno stesso’’ presentarli per l’approvazione in Parlamento. Ma non basta.

      Pochi lo sanno ma non esiste solo la regolamentazione dell’iter legislativo delle Camere, ma anche la fissazione di regole per la messa a punto di un provvedimento ‘’all’interno’’ del Governo. Ci sono una legge e un regolamento  (la legge e’ la 400 del 1088 ed è attuata con un decreto del Presidente del Consiglio del del 10 novembre 1993). Anche questa pone l’accento sulla necessita’ di procedere celermente: ‘’il decreto-legge – prevede - e'  pubblicato,  senza  ulteriori  adempimenti, nella Gazzetta Ufficiale immediatamente dopo la sua emanazione’’. C’e’ poi il regolamento che imporrebbe, ‘’prima’’ del Consiglio dei Ministri il ‘’concerto’’ con i responsabili dei diversi dicasteri, un preconsiglio convocato almeno ‘’due giorni prima’’ e una valutazione preventiva da parte del ministero dell’Economia per le coperture.

    Ora invece l’iter e’ spostato dopo il varo del Consiglio dei Ministri, con il rischio di creare danni. Un esempio? In un contesto così scivoloso, nel quale il decreto non appare consolidato nelle norme nemmeno il giorno del varo, come può esserci una informazione chiara e che non crei incertezze? Lo scrivo perchè penso che almeno questo tasto, quello dell’informazione del cittadino, al premier Matteo Renzi interessi davvero.





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