Bangkok, il clacson che non c'è e le manifestazioni vietate "per traffico"


    (Di Corrado Chiominto)
    Nemmeno un colpo di clacson. Bangkok è affogata di traffico, ma non si sente nemmeno un colpo di clacson. "Le auto potrebbero fabbricarle senza", dice serio la guida. Che distilla gocce di saggezza. Perché suonare se non serve a cambiare nulla? Cambiare corsia nel traffico è come se la moglie volesse cambiare carattere al marito. Una osservazione che forse non convincerebbe Joele Dix e il suo automobilista "incazzatissimo".

        Di certo il traffico è lentissimo, ma non bloccato. Si va al ralenti già alle 6.30 del mattino. Le auto sono incolonnate. Non cercano di sopravanzare l'una sull'altra. Calvino lo studierebbe per scrivere nuovamente la giornata dell'Automobilista. Ma rimarrebbe deluso. Le singole colonne proseguono compatte, uniformi. Il ritmo sarà sui 20 km orari e non ci sono intoppi. Sembra un miracolo per una città che conta 11 milioni di abitanti. E per guidare serve una pazienza inimmaginabile per un italiano. Ad esempio, se si deve andare al pronto soccorso non si suona il clacson, ma si apre il finestrino e si chiede strada.

       A meravigliare è invece la pulizia delle strade. Non c'è una carta a terra. Ma per questo c'è un segreto. L'applicazione di multe salate. Si va dai 250 bath ai 1.000 bath per aver gettato in strada un mozzicone di sigaretta. Tradotto in euro è una bazzecola, tra in 6 e i 24 euro. Ma altra cosa se si guarda al salario medio che è di 150 mila bath per chi lavora nei servizi (40% della popolazione).

       Ma, in attesa dell'estensione della linea viola della metropolitana che per ora ha fatto solo quintuplicare il prezzo dei terreno adiacenti, un'attenzione "speciale" al traffico l'ha dedicato il nuovo governo, molto vicino ai militari.

       Le proteste di febbraio, che hanno contato 8 persone uccise tra dimostranti e polizia, hanno visto blocchi negli snodi strategici della circolazione e nelle stazioni.   Ieri il governo ha stabilito che le manifestazioni vanno organizzate solo tra le 10 e le 18, non potranno essere fatte vicino ai ministeri, ma soprattutto lontano da stazioni, metropolitane e aeroporti. Immaginate di trasportare le stesse regole in Italia, non ci sarebbero più manifestazioni e gli operai dell'Ast, che prima di prendere le manganellate hanno bloccato l'A1, li troveremmo in prigione "causa ingorgo".

       È un'attenzione al traffico e agli orari di lavoro che tradisce forse altri scopi. Un po' come le domande in apparenza banali che l'impiegato dell'azienda di turismo ti pone vicino ad un monumento. Chiede se l'albergo scelto è pulito e se i trasporti sono funzionanti, ma anche se le recenti proteste hanno influito la scelta di venire o causano preoccupazione. Interessante curiosità.




     

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