Renzi, il partito pigliatutto che semplifica la politica e l'autunno caldo che arriva




      L'Italia dei mille partiti e partitini ha lasciato il passo ad un drastica semplificazione del quadro politico. La leadership accentrata di Matteo Renzi ha avuto l'effetto di far scomparire sui media gli altri partiti. Il Pd ha superato anche il concetto americano di partito-cartello in grado di coagulare una molteplicità di interessi su un unico candidato. È diventata o quasi un partito pigliatutto (Kirchheimer, 1966).

      Il Pd non solo è il partito di governo, ma ha al suo interno anche l'unica opposizione che al momento sembra "bucare" sui mass media. Non è un partito di lotta e di governo, anzi. È un partito di maggioranza che sviluppa anche tematiche di opposizione. Sarà anche una dimostrazione di vivacità interna, ma sembra quasi aver la tendenza a inglobare il,Paese.

     Dal Jobs act alla legge di stabilità gli altri grandi partiti sembrano essersi dissolti.

      Forza Italia segue i destini del suo leader. È un partito con l'uveite, non in grado di individuare una strada da seguire, con il leader che è davvero un'anatra azzoppata: non pesa solo la condanna e la limitazione a fare politica. Pesano di più l'età (che nemmeno la chirurgia estetica riesce a nascondere) e la frammentazione interna.
 
     I Cinque Stelle, invece, vivono momenti di grande difficoltà. La scelta dell'apartheid politica non da buoni frutti. Basta guardare gli ultimi dati dalla Calabria. Le difficoltà, anche in questo caso, non arrivano solo dal leader, che in Europa trova alleanze indigeste per gli italiani e in Sicilia parla della bontà della Mafia di una volta (una tesi tutta da dimostrare e da raccontare alle vittime innocenti, anche bambini, uccise dalla lupara mafiosa). Gli errori ci sono anche nelle scelte parlamentari. Un esempio. La legge di Stabilità è uno dei momenti più importanti per dimostrare il proprio progetto. I 'cittadini' del M5s lo hanno sprecato con emendamenti che porterebbero il deficit al 4,4%. Le idee sono fuori contesto, inattuabili in Europa. Più che guardare al futuro un progetto simile prende ad esempio la politica di Craxi-Andreotti, quella politica del passato che ha creato guasti e che ha fatto lievitare il debito pubblico scaricandolo sulle generazioni future.

     Ma la semplificazione non riguarda solo i partiti. Renzi punta anche a modificare il quadro istituzionale. Il superamento del Senato che porta ad al monocameralismo e l'attacco al sindacato - che è un 'corpo intermedio' che dovrebbe saper portare le istanze di una parte della società- fanno temere una semplificazione drastica.

     Non vedo all'orizzonte rischi democratici o partiti della nazione, nonostante il dibattito sui giornali. Basta pensare che l'attacco del premier alla Cgil ha avuto l'effetto di dare visibilità ai leader sindacali, che hanno riacquistato smalto.

      Semmai vedo un periodo di instabilità politica e sociale. Un autunno caldo che si riaccende. Le manifestazioni, gli scioperi, le proteste presto arriveranno nelle scuole e nelle università. E questa volta Renzi, per evitare che il Paesi si inchiodi, dovrà essere capace di ascoltare. Coniugando capacità di decidere con quella di coinvolgere il Paese su progetti davvero innovativi.

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