La democrazia della lampadina. Appunti di viaggio, tra AfghanistaneCottarelli


 
   La lampadina è sempre considerata simbolo di genialità. Come non pensare a Edi, fedele compagno di Archimede nelle striscia di Walt Disney. Ma forse la lampadina può anche essere un termometro di democrazia. L'idea mi frulla In testa mentre di notte, sul volo Roma-Bangkok, attraverso uno spicchio di Asia.

       Certo inutile cercare qualche luce sulla parte desertica del Turkmenistan, dove però il cielo stellato si fa più intenso e a guidare la via sembra ancora essere una luminosissima Stella Polare. Ma anche sopra l'Afghanistan il terreno, di notte, non cambia molto: sarà colpa dell'altopiano, ma le luci sono rade, il buio pesto.

        L'illuminazione invece appare divisa in tanti piccoli raggruppamenti distanziati mentre l'aereo sorvola il Pakistan, con qualche  cinta muraria rettangolare tracciata che, nell'immaginazione, sembra delineare dei veri e propri fortini.

      Il confine con l'India poi  è chiaro: almeno dall'alto. È punteggiato da luci arancioni, che sembrano raccontare la necessità di controllo e anche le difficoltà affrontate per tracciarlo. Poi, a mano a mani che si entra in India, la luce si fa più intensa. Delhi e Nuova Delhi appaiono come un' esplosione di luminarie, un fitto reticolo di led. Ma il territorio illuminato è un po' ovunque.

    La luce poi cala di nuovo sopra a Myanmar

    Il pensiero mi è così tornato all'Italia. Alla splendida foto scattata da Parmisano durante la sua
missione nello spazio. Ma poi, un po' più prosaicamente, ho ragionato sul piano fallito, prima da Bondi e poi da Cottarelli, per attuare la spending review riducendo l'illuminazione nel Belpaese. Non ci sono riusciti.

     Magari questa volta non è una cattiva notizia. Con un pizzico di ottimismo ho pensato che nella vituperata Italietta, in fondo,  la democrazia è difficile da spegnere.

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