Boomerang in Carrozza




     Gli unici ad uscirne vittoriosi sono gli insegnanti. Non si vedranno decurtare lo stipendio, che già non brilla nei confronti internazionali, dei 150 euro necessari per recuperare uno scatto pagato nel 2012 e non ‘coperto’ dal governo.

     Il recupero di risorse da lavoratori poco pagati già mostrava il suo aspetto farsesco. Ma ora, a vicenda sviscerata, la richiesta del titolare dell’Istruzione Anna Maria Carozza al suo collega Fabrizio Saccomanni per bloccare il recupero rischia di tramutarsi in un boomerang per la ministro.  Il governo ha fatto dietrofront – mostrando una capacità di decidere a tempo scaduto davvero invidiabile – ma Saccomanni, a cui tutti sembravano attribuire la figuraccia ha diffuso un comunicato molto dettagliato che ha ritorto contro la ‘’collega’’ la  gestione e le responsabilita’ di una vicenda sbagliata. E che il ministro sia stufo di fare il bersaglio del dart game è ora evidente.

    La norma originaria che congelava gli scatti degli insegnanti e’ di Tremonti. Il ministro 'berlusconiano', intuendone i contraccolpi negativi,  aveva però consentito ai ministri dell’Istruzione di evitare il ‘congelamento’ trovando le coperture nelle pieghe del proprio bilancio. Cosi’ e’ accaduto nel 2010 e nel 2011. Non nel 2012. E’ quindi scattato il recupero ma non prima – spiega il Tesoro – di aver avvisato il ministro dell’Istruzione, lo scorso 9 dicembre, che la 'trattenuta' sarebbe stata applicata a fine gennaio.

     La colpa sarebbe quindi del ministero dell’Istruzione, spiega in soldoni il Tesoro, non nascondendo l’irritazione per essere stato tirato in ballo in una procedura della quale - hanno detto chiaramente - ''noi siamo solo meri esecutori''. E per mostrare quanto questo sia vero, nel comuncato ufficiale, si spiega che toccherà al ministero dell’Istruzione trovare le risorse per sboccare gli scatti, così come deciso a Palazzo Chigi. La replica del titolare dell’Istruzione, timidissima (‘’faremo un’analisi interna per capire chi ha sbagliato’’), mostra come Saccomanni, che non ha dietro le spalle alcun partito, abbia più che qualche ragione.

    Ma se per gli insegnanti la vicenda si chiude bene, non altrettanto si può dire per l’Italia: il governo stava per attuare una decisione impopolare per un settore – la scuola – che va valorizzato per costruire il futuro di un Paese; ha quindi fatto un agile dietrofront, che in politica non e’ mai un successo; ha poi rispolverato il vecchio gioco dello scaricabarile, non tra due governi diversi, ma tra due ministri dello stesso esecutivo. L’immagine del Belpaese non ne esce certo rafforzata.

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