Matteo chi? I rischi di una leadership


   Non è solo una guerra tra quarantenni, quella tra il brillante Matteo Renzi e il suo compagno di partito Stefano Fassina, che di certo non ha tra le sue qualità quelle di bucare lo schermo. La lettura dello scontro dovuto alla concorrenza tra componenti interne al Pd ne fotografa solo in parte l'importanza. A dare sale alla vicenda è invece il fatto che gli italiani - detrattori o fan - sono ora alla scoperta della vera anima di Renzi. Già, la battutaccia del sindaco di Firenze sul competitor interno al Pd ha un suo contrappasso: ''Fassina chi?'' arriva proprio mentre tutti si chiedono ''Matteo chi?''. Ed è questo il vero nodo che stuzzica l'interesse.
 
   Di Renzi si sa molto solo apparentemente. Il suo programma risponde alle esigenze di una società liquida: al momento si ricava solo dalle interviste e dagli interventi sui social network. Fino ad oggi questo è bastato a diventare segretario del Pd. Ma ora, inforcata la bicicletta delle responsabilità, Renzi dovrà dimostrare chi è e cosa vuole fare davvero. Appunto, "Matteo chi?".
 
   L'Italia è alla ricerca di nuovi leader. La leadership è il bilancio di una formula chimica complessa. L'ultima elaborazione sul tema è di un professore della Harvard's Kennedy School of Government, Joseph Nye.  "Il Leader - scrive in Leadership e Potere - è colui che aiuta un gruppo di persone a formulare e a conseguire obiettivi condivisi:  alcuni leader cercano di imporre i propri obiettivi, altri tendono di più a ricavarli dal  gruppo". Al leader moderno e' richiesta la capacità di integrare Hard Power, che unisce potere e virtù machiavelliche, al più sottile Soft Power, che impone capacita' di comunicazione ma anche visione e intelligenza emotiva. Quest'ultima non è altro la capacita' di gestire relazioni e di essere carismatici. Insomma il leader deve saper far gruppo. Il "Fassina chi?" svela invece un sentimento di superiorità verso un compagno di partito ed ha poco a che vedere con l'esigenza di un leader che non deve far sorridere ma scaldare il cuore. 

      Inoltre, nel contesto moderno in veloce cambiamento, al leader è richiesta anche un' altra caratteristica: quella dello Smart Power, una sorta di intelligenza contestuale che impone di adeguare lo stile al contesto e ai bisogni dei seguaci. Battute importanti per raccogliere consenso devono poi lasciare spazio a progettualità e coinvolgimento su obiettivi.
      
   La leadership poi è bene delicato nel quale il tempo non è una variabile indifferente. Basta pensare a Di Pietro. All'epoca di Tangentopoli aveva un consenso altissimo, ora è bastata una puntata della Gabanelli per metterlo fuori dal Parlamento. Il rischio di uno scivolone mediatico - soprattutto se si è sotto i riflettori - può sempre essere dietro l'angolo e non sempre trova antidoti per rimediare.

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