Tra moglie-marito l'Imu mette il dito, letti ‘separati’ (per finta)




 
    In Italia la famiglia viene prima di tutto. Tranne che per l’Imu. Tra moglie e marito l’imposta sulla casa ha messo il dito. Almeno cosi’ sostiene il ‘numero uno’ dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera che ha registrato una crescita del fenomeno di coniugi regolarmente sposati che dichiarano di vivere sotto due tetti diversi, ovviamente per ottimizzare il proprio carico fiscale. ‘’E’ una patologia fiscale’’, ha ammesso Befera.

       Le famiglie, alle prese con la crisi, hanno infatti deciso di adottare una strategia di contenimento fiscale ‘’fai da te’’ anticipando in questo caso la politica, che da tempo discute dei un fisco di favore per le famiglie tramite il cosiddetto ‘’quoziente familiare’. Lo ‘splitting’, che alcuni Stati riconoscono per i redditi dei nuclei familiari, nel Belpaese è stato auto-applicato al bene familiare per eccellenza: la casa. Due appartamenti sono diventano così due prime case, anche se i coniugi non sono separati.

     Con un effetto paradosso. Le amministrazioni, nelle vesti di un improbabile Tafazzi tributario, consentono a due coniugi non separati di ‘’vivere’’, ovviamente per finta, in due case diverse. Il risultato: le famiglie risparmiano le tasse per la prima casa, i Comuni vedono le proprie casse sempre più esangui.

      Ma, come in tutti le telenovele che si rispettano, il colpo di scena è dietro l’angolo. Con l’arrivo del nuovo Redditometro il fisco potrebbe vendicarsi. Ciascun coniuge verrà infatti analizzato separatamente e, poiché i redditi andranno divisi, aumenterà ovviamente il rischio di non rientrare nei parametri di correttezza rispetto al tenore di vita che viene tenuto.  E, in fondo, anche in campo fiscale, l’unione fa la forza.

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