Jobs Act. Il piano dei lavori dalle parole ai fatti. Le risorse il nodo da superare
Il lavoro torna
ad essere centrale nella strategia politica italiana. Il programma messo a punto da Matteo Renzi, ‘’aperto alle proposte’’ ma già definito nelle
linee principali, ha il pregio di dare la scossa ad un tema che langue nelle aule
parlamentari ma pesa concretamente nella vita di tutte le famiglie che spesso
contano o un figlio disoccupato (il tasso di disoccupazione giovanile e’
arrivato al 41,6%) o un familiare con difficoltà a mantenere il lavoro (in 5
anni di crisi ci sono stati 5,3 miliardi di ore di cig)
Il Jobs Act di Renzi ha il pregio di
presentare per la prima volta una proposta che non preveda deregulation ai
danni dei lavoratori. Disegna invece un processo che: parte dalle semplificazioni
burocratiche per le imprese; passa per piani per settori chiave (turismo, green
economy, edilizia, cultura); propone infine nuove norme per lavoro, con agevolazioni fiscali, una riduzione delle
tipologie di contratto e un ‘’assegno universale’’ per chi perde il posto.
L’intento – è forse questo il filo conduttore della proposta – è positivo e non mira a rispondere alle richieste di questo o quel settore, di questa o quella controparte.
Dietro il ''Piano'' si intravede anche una strategia politica. Le semplificazioni delle imprese – con una riduzione del costo dell’energia e del prelievo Irap – occhieggia alle richieste del centro destra, Ncd in testa. La parte della proposta che chiede una politica ‘’industriale’’ per settori, con un occhio ad ambiente e cultura, è musica per le orecchie della sinistra del Pd. Non manca poi un pizzico di populismo: come la cancellazione dei contratti a tempo indeterminato per i dirigenti pubblici: Renzi infilza così l’ “apparato” al quale si addebitano molti degli scivoloni ‘tecnici’ fatti dal governo nei provvedimenti dell’ultimo mese, non ultima la mancata comunicazione tra Saccomanni e Carrozza sugli scatti degli insegnanti.
Il nodo non affrontato nel progetto – ma bisogna dare tempo al tempo – è quello delle risorse. Le linee guida così tracciate sembrano richiedere forti investimenti: dagli sconti Irap al nuovo assegno universale. Ma certo sarebbe pazzia pensare di far uscire l’Italia dalle secche della disoccupazione senza una ‘’spinta’’ economica.
Ultima postilla. Parlare di Jobs Act (piano per i lavori, i mestieri) piu’ che di Job Act (piano per il lavoro) ha un suo fascino. Peccato però che non abbiano trovato spazio nel progetto l’idea della compartecipazione dei lavoratori alle imprese, che forse nell’Italia culla della cooperazione potrebbe avere un qualche senso, e nemmeno la proposta avanzata dal presidente francese Hollande di un patto intergenerazionale tra giovani ed anziani finalizzato ad una staffetta che agevoli i primi ad entrare e i secondi ad uscire gradualmente dal mondo del lavoro. Nel ‘’progetto aperto’’ di Renzi non è detto che non possano trovare spazio.
Ecco il piano:http://www.partitodemocratico.it/doc/263807/jobs-act.htm
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