I redditi delle famiglie e l'Italia dalla vista corta
La crisi ha colpito duramente le famiglie. Ma
non ha avuto gli effetti di ‘’reset’’
che molti economisti accreditano
tra gli esiti benefici di un periodo di turbolenza economica. L’Italia rimane quella dei mille privilegi e la
crisi sta disegnando un Paese dallo sguardo cortissimo, che
penalizza i giovani e dove i ricchi diventano sempre più ricchi e il plotone
dei poveri si fa sempre più numeroso.
Così è un’italia degli squilibri quella
fotografata dalle statistiche della Banca d’Italia che ogni due anni misurano
la ‘’ricchezza’’ e il reddito degli Italiani.
Il reddito delle famiglie è calato del 7,3% tra il 2010 e il 2012, gli
anni in cui la crisi finanziaria si è spostata sull’economia reale. Ma questo
lo sapevamo già. I licenziamenti e il
forte ricorso alla cassa integrazione, ma anche l’incertezza dei lavori più
precari e la corsa alle pensioni, hanno
ridotto il reddito delle famiglie, sulle quali si è abbattuto anche il peso
delle stangate fiscali. Peccato che non sono ancora disponibili i dati del
2013, che sicuramente vedranno un’ulteriore contrazione.
Ma anche questa
volta la media nazionale, anche se negativa, e’ quella del pollo di Trilussa. La quota di famiglie
sotto la soglia di povertà è salita dal 14 al 16% mentre il 10% delle
famiglie più agiate aumenta – seppure solo lievemente – la propria quota di
ricchezza: nel 2010 possedevano il 45,7% dell’intera ricchezza delle famiglie,
nel 2012 il 46,6%.
Ma quello che fa
più pensare, perché richiede un riequilibrio generazionale che ancora lontano
da venire, è il divario profondo che si sta scavando sempre di più tra la
posizione più anziana e i giovani. Tra il 1991 e il 2012 il reddito degli anziani
e’ passato dal 95 al 114% in rapporto alla media generale, crescendo di 18
punti percentuali. Nello stesso periodo il reddito equivalente di coloro che
hanno tra 19 e 35 anni e’ invece calato di 15 punti.
Dietro i numeri però ci sono persone e l’immagine
che ne esce è quella di un Paese bloccato, che salvaguardia rendite e privilegi.
Ma soprattutto che non sa guardare al proprio futuro
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